“Era questione di tempo”: sul rogo della Grenfell Tower spuntano le chat dei tecnici. Materiali pericolosi e scadenti, certificazioni false e “bugie”: tre le aziende sotto inchiesta.
Nuovi sviluppi emergono in merito alla drammatica vicenda legata al rogo della Grenfell Tower di Londra, per il quale morirono 72 persone il 13 giugno 2017. Tra le vittime, anche due italiani – il 28enne Marco Gottardi di San Stino di Livenza (Venezia), e la 27enne Gloria Trevisan di Camposampiero (Padova), entrambi architetti. Come viene illustrato nella lunga inchiesta proposta dal Guardian, i materiali di rivestimento e di copertura dell’edificio sono finiti al vaglio dei magistrati perché infiammabili e di qualità scadente. Si è trattato di “un incidente in attesa di accadere”, era “questione di tempo“, spiegano le fonti.
Vendevano “materiale spazzatura”, tre aziende sotto inchiesta
I materiali finiti sotto esami sono quelli realizzati dalle aziende Celotex, Arconic e Kingspan. Le aziende avrebbero infatti commercializzato e venduto “prodotti e materiali ad alto rischio”, tanto che fonti interne alla Celotex avevano già spiegato nel 2013 come “in caso di incendio il loro materiale sarebbe andato a fuoco”. Prodotti dotati di un LABC Certificate (che certifica le regolarità e le conformità, definite in Inghilterra e nel Galles, sugli standard edilizi) sì, ma ritenuti “vera e propria spazzatura“.
Addirittura, fonti interne alla ditta Kingspan avrebbero confermato che nel caso in cui le fiamme avessero attaccato un edificio in cui era stato utilizzato il loro materiale sarebbe potuto scoppiare “un inferno di fiamme“, mentre dalla stessa Arconic è stato evidenziato come “l’uso del polietielene in architettura è altamente pericoloso“. Ora nel mirino è soprattutto l’irlandese Kingspan, sotto accusa proprio per il suo materiale isolante antincendio adoperato, il Kooltherm K15. Materiale che, si apprende, sarebbe stato usato anche per l’ospedale Queen Elisabeth University di Glasgow.
L’inchiesta ha poi raccolto testimonianze comprovate che diversi amministratori e persone influenti erano già a conoscenza dei problemi relativi a quei materiali. Il Guardian parla anche di un particolare scambio di messaggi (avvenuto nel 2016) tra i tecnici della Kingspan, che parlando dei prodotti isolanti usati sulla Grenfell Tower avrebbero usato espressioni come “prodotti di m…“. E ancora, dalle chat sarebbero emerse le diverse “bugie” relative all’autorizzazione e alla certificazione LABC, che classificava i materiali edilizi dell’azienda come ad infiammabilità limitata nonostante fossero invece altamente infiammabili.
La linea di difesa delle aziende
L’inchiesta punta però il dito anche contro gli organismi di controllo, quali il British Board of Agreement e la Local Authority Building Control. Come riportano i giornalisti, un testimone avrebbe definito tali autorità “ridicole” e “inefficaci” nel compiere il loro lavoro, ovvero controllare l’operato dei progettisti, dei tecnici e dei fornitori di materiali.
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Dal canto loro, le tre aziende chiamate a processo continuano con la loro linea di difesa. La Kingspan ha ribadito di non essere mai stata a conoscenza che il suo materiale sarebbe stato utilizzato per la costrzione della Grenfell Tower, sostenendo inoltre che anche i materiali d’isolamento non combustibili potrebbero non superare i test antincendio. Celotex, invece, sostiene che non è responsabilità del produttore rispettare i regolamenti edilizi, ammettendo comunque “un comportamento inaccettabile da parte di un certo numero di ex dipendenti”.
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Infine, Arconic ha affermato è compito del regime normativo del Regno Unito mantenere la sicurezza edilizia, e che il suo prodotto è stato “utilizzato in modo improprio“. Inoltre, per l’azienda “la causa principale della tragedia della Grenfell Tower è stato il fallimento dei responsabili della ristrutturazione della torre”. Ad ogni modo, per ulteriori sviluppi in merito al caso bisognerà attendere l’11 gennaio 2021.