Iniziano a sorgere le prime preoccupazioni in merito alla riapertura delle scuole fissata al 7 gennaio 2021.
Il problema dei mezzi di trasporto
A scendere in campo sono presidi e professori che temono, dopo le feste natalizie, che alla riapertura possa seguire un nuovo stop delle lezioni. E’ anche per questo motivo che si chiede a gran voce anche il potenziamento dei mezzi di trasporto. «Per tornare a seguire la didattica in presenza non basta stabilire una data» afferma Lena Gissi della CISL scuola. «Per quella data devono esserci tutte le condizioni per rientrare in sicurezza. Questo non sta avvenendo propri su uno dei fattori principali: il trasporto pubblico».
C’è chi ha già trovato accordi con i Prefetti, ma è soprattutto nelle grandi città che vi sono difficoltà nel gestire gli orari di ingresso e i trasporti.
Sul tracciamento dei contagi nelle scuole
Anche il tracciamento dei contagi nelle classi si è rivelato problematico, in particolare nei primi mesi di riapertura. Costanza Margiotta, di Priorità alla scuola, commenta così: «Si farà pagare alle scuola l’aver riaperto tutto. L’istruzione è stata messa nuovamente all’ultimo posto, questo non è possibile. Come si fanno a non notare i disagi creati nei ragazzi – aggiunge – noi continueremo a mobilitarci per far sì che questo no avvenga. E siamo sempre di più».
L’attenzione è sull’aumento dei contagi
Il numero dei contagiati continua a far preoccupare in vista del Natale e degli spostamenti che potrebbero verificarsi. Antonello Giannelli, Presidente ANP, si esprime così sul possibile slittamento della riapertura delle scuole: «Seguiremo ciò che diranno le autorità sanitarie. Siamo ovviamente favorevoli ad un ritorno in classe duraturo e in sicurezza» sottolineando quanto importante sarà la collaborazione delle province con le Prefetture. «L’autonomia scolastica è un importante risorsa da valorizzare. – afferma – Prioritario è il potenziamento del trasporto pubblico, lo ripetiamo»
Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, ribadisce: «Una decisione di serrare le fila dovrà essere presa, perché ci avviciniamo al 7 gennaio, data importante perché i ragazzi dovrebbero tornare a scuola». Sugli spostamenti legati al ritorno a scuola spiega: «10milioni di persone che si muovono sono un rischio, ma non possiamo pensare di tenere i ragazzi ancora a casa fino alla fine dell’anno scolastico. Governo e prefetture stanno lavorando per dare risposte. Il problema è che i ragazzi tornano a scuola solo se ci sono le condizioni di sicurezza».
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A queste si aggiunge anche la voce di Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, il quale mette le mani avanti: «E’ ancora presto per dire quando riapriranno le scuole superiori. Tutti auspicano che ciò avvenga il prima possibile».
La posizione delle Regioni
Anche le Regioni hanno detto la loro. Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto, commenta duramente: «E’ azzardato e sbagliato riaprire le scuole, ora che l’Europa è proiettata verso un nuovo lockdown. Non ce l’ho con la scuola, ma si potrà tornare in presenza quando abbiamo una situazione epidemiologica sicura».
Federiga, del Friuli Venezia Giulia, invece, mette in discussione la riapertura della scuola al 75% in presenza e aggiunge: «Per organizzare meglio il rientro a scuola forse sarebbe meglio prendersi una settimana in più».
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Dall’Emilia Romagna, l’assessore Paola Salomoni fa sapere che si sta facendo il possibile per far tornare le superiori a scuola il 7 gennaio. Dai dati diffusi dall’assessorato regionale alla Scuola è emerso che i contagi tra gli studenti delle superiori sono in aumento nonostante seguano le lezioni a distanza. Contagi che hanno sfondato il muro dei 2 mila. Numeri che preoccupano. Solo l’11 dicembre, dopo un mese di DAD, si contavano 2.104 studenti positivi. Il 29 ottobre erano, invece, 781. Tutto allora dipenderà dai numeri che si registreranno durante le feste natalizie.