All’Istat spagnolo i morti nel Paese nella prima ondata risultano quasi il 70% in più rispetto ai dati ministeriali: il “buco” dei decessi nelle Rsa e in casa. Le opposizioni all’attacco: “Il governo nasconde i dati”
L’Ine (l’Istituto di Statistica spagnolo) ha completamente ridefinito la portata della pandemia in Spagna: i decessi da Coronavirus nel Paese sono 76.000 e non 47.000, come invece dichiarato dalle autorità sanitarie iberiche. Un bilancio che fa salire la Spagna al primo posto in Europa di questa drammatica classifica.
In particolare, riferisce l’ente, tra marzo e maggio 2020, 45.684 cittadini sono morti in Spagna a causa del Covid-19. Questo dato include sia i decessi confermati con un test diagnostico (32.652 persone) sia quelli sospettati di aver contratto la malattia perché hanno presentato sintomi compatibili con essa (13.032). Rappresentano quasi il 70% in più rispetto a quanto indicato finora dalle autorità sanitarie che ne contabilizzavano “solo” 27.127: 19mila in meno rispetto a quelli dichiarati.
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Inoltre, tra luglio e dicembre, nella seconda ondata della pandemia, si sono aggiunti 26.900 decessi, mentre i morti ufficiali da Covid, certificati con un tampone, si sono fermati a quota 16.700. Dunque i decessi effettivi della pandemia negli ultimi mesi sarebbero 10.200 in più rispetto a quelli dichiarati. In totale, quindi, le autorità sanitarie spagnole dichiarano circa 47mila decessi da Covid, mentre per l’Istituto di Statistica sono circa 76mila.
Una differenza enorme. Che si spiegherebbe, secondo l’Ine, con il fatto che soltanto il 62% dei decessi per Covid sono stati registrati negli ospedali. Le altre morti sono infatti avvenute nelle Residenze per anziani o in casa, dove cioè non sempre l’infezione da Covid viene diagnosticata.
Il caso ha già sollevato un polverone politico con le opposizioni che gridano all’occultamento dei dati. Il leader dei popolari Pablo Casado ha accusato la coalizione di governo a guida socialista di nascondere i numeri reali: “La Spagna non si merita un governo che dice bugie e copre i morti per Covid“, ha twittato.
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Sul caso è intervenuta anche la ministra della Sanità María Luisa Carcedo, la quale ha spiegato che la discrepanza è dovuta ai diversi sistemi di raccolta dati adottati. Quelli dell’Ine – ha precisato – sono più completi perché si basano sui certificati di morte ma arrivano dopo diversi mesi, mentre i dati sanitari sono meno precisi ma più tempestivi.
Ora sorge il dubbio che la stessa discrepanza possa riscontrarsi anche altrove.
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