Torna dopo 17 anni il concorso per docenti religione, ma è già bufera. Si rischia di penalizzare i precari storici
Sono passati 17 anni dall’ultima volta (era il 2004, il primo in assoluto lo lanciò la Gelmini) ed ecco che la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina lancia il secondo concorso per reclutare docenti di religione. La selezione prevede ciò che i precari storici non volevano poiché selettivo, cioè per esami e titoli. Ieri pomeriggio, Azzolina e il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, hanno sottoscritto l’accordo sul concorso come previsto dal decreto scuola 2019. Si tratta di un’intesa tramite cui si andranno a coprire i posti vacanti nel prossimo triennio: dal 2020/2021 al 2022/2023.
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Tuttavia è già polemica attorno a questa scelta, soprattutto all’interno degli ambienti cattolici. Durante l’incontro, Bassetti ha precisato che “il prossimo concorso costituisce un passaggio importante non solo per la stabilizzazione professionale di tanti docenti, ma anche per la dignità dello stesso insegnamento, frequentato ancora da una larghissima maggioranza di studenti”.
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Nel suddetto concorso si prevede che “una quota non superiore al 50 per cento dei posti possa essere riservata al personale in possesso del riconoscimento di idoneità rilasciato dall’ordinario diocesano e che abbia svolto almeno tre annualità di servizio nelle scuole del sistema nazionale di istruzione”, statali e paritarie. Questo ha scatenato le polemiche di molti docenti che aspettano questo concorso da 20 anni. Il punto è che 16 anni fa ci volevano almeno quattro anni di servizio per partecipare e quelli che avevano fatto la prima supplenza nel 2001, all’epoca, restarono esclusi. Queste persone si auguravano di fare un concorso con la totalità dei posti riservati, non con la metà.
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L’Anaps (l’Associazione nazionale autonoma professionisti scuola), che conta una congrua presenza di docenti di religione cattolica al suo interno, si è detta soddisfatta dell’intesa raggiunta ieri. Tuttavia, ha ribadito con toni decisi ciò che i precari storici richiedono da molti anni, ossia un concorso non selettivo. “Ci aspettiamo che in un prossimo incontro con i sindacati venga ribadita la volontà della ministra di bandire un concorso riservato non selettivo, come da premessa contenuta in questa intesa con la Cei, e che nessuno si permetta di chiedere ancora un concorso ordinario, che discriminerebbe gli insegnanti di religione, che anche in questo momento di emergenza sanitaria stanno dimostrando un senso del dovere pari a tutti gli altri insegnanti”.