Il governo cadrà se Giuseppe Conte non farà marcia indietro sul Recovery Fund. A dirlo, pochi minuti fa, Matteo Renzi.
Sta succedendo qualcosa, a Palazzo Chigi, e ciò che sembra star per succedere è un vacillamento dell’attuale esecutivo. Le minacce arrivano dall’attuale leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che da giorni ha messo Giuseppe Conte nel mirino per la gestione del Recovery Fund. Oggi, però, arriva una presa di posizione netta. Renzi, intervistato a El Pais, non ha mostrato titubanze: “Sono pronto a far cadere il governo sul Recovery Fund. Se Conte vuole pieni poteri come Salvini, io dico no”, ribadisce Renzi lasciando come unica clausola, al Presidente del Consiglio, quella di fare marcia indietro sulla cabina di regia per la gestione dei fondi europei.
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“Questo non è un problema di posti, che pure mi hanno offerto. Il meccanismo del dibattito sulle regole istituzionali non può essere compensato con un piccolo accordo”, dice l’ex dem. E sulla possibilità di ricucire la crisi, questo dipende tutto da Conte: “Deve trattenersi, chiedere scusa e ricominciare”. Intervistato a Il Messaggero, Matteo Renzi aveva infatti rifiutando la prospettiva di andare al voto in caso di crisi, richiamando la Costituzione: “Spero che non si arrivi a tanto ma se si arrivasse lì, scommetto sulla presenza di un’ampia maggioranza parlamentare. Penso che voteremo per le politiche del 2023”, sottolineava Renzi.
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“Ci sono 200 miliardi di euro che appartengono ai nostri figli, che noi prendiamo in prestito aumentando il debito pubblico e che servono per il futuro dell’Italia. Non accetto che qualcuno voglia spenderli alla chetichella, senza passare dal Parlamento”, diceva Matteo Renzi sostenendo poi di essere al lavoro proprio per evitare la crisi del Paese. “A noi interessa aiutare l’Italia, non prendere un ministro in più. A noi non servono sgabelli o strapuntini: noi siamo quelli che portano le idee, non che chiedono i posti”, aggiungeva Renzi. “Se mai dovessimo arrivare alla crisi, si parla con le istituzioni, non con i commentatori”: la bussola, insomma, è la Costituzione.