Gli ultimi mesi del grande campione Paolo Rossi dalle parole del fratello Rossano: la terribile malattia, ma anche uno spirito mai domo. Ecco il suo racconto.
Un Paese interno ancora scioccato dalla perdita di uno dei suoi grandi eroi sportivi. Il giorno dopo la dipartita di Paolo Rossi, Campione del Mondo in Spagna nel 1982, tutti gli amanti dello sport – e non solo – fanno ancora fatica a crederci. Paolo Rossi aveva deciso di non rendere pubblica la sua malattia, mantenendo quella linea di riservatezza che hanno contraddistinto la sua vita. A raccontare gli ultimi giorni del campione è suo fratello Rossano.
Ha raccontato Rossano Rossi: “L’ho visto l’ultima volta proprio ieri, non è riuscito più a riconoscermi si stava oramai spegnendo piano piano, ma ha lottato come un leone fino all’ultimo istante. Ha messo tutto se stesso nell’affrontare le cure, fino all’ultimo. In pochi mesi ha subito tanti interventi, cure impattanti, con il tumore che si è manifestato ad un polmone e poi si è espanso colpendo anche le ossa”.
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Domani, sabato 12 dicembre, sarà allestita la camera ardente presso lo Stadio Menti di Vicenza per Paolo Rossi. Si tratta di una città che ha amato tantissimo il grande campione, dove ha iniziato la sua grande carriera.
Paolo Rossi, in seguito, tornerà nella sua Prato. Il Sindaco della città toscana Matteo Biffoni ha invitato tutti i suoi concittadini: “A ricordare Paolo Rossi mettendo sui propri balconi e alle proprie finestre una bandiera italiana, esattamente come in quella splendida estate”. Il Sindaco ha inoltre proclamato il lutto cittadino per la giornata di domani e annunciato l’intenzione di intitolare a Paolo Rossi lo stadio di Prato.
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Un uomo che, come in campo, non ha mai mollato. Paolo Rossi, che negli ultimi anni era diventato opinionista televisivo, non ha mai rinunciato al suo grande amore, il calcio. Continua il racconto di Rossano: “Accettava di ricevere una iniezione dal medico per tenersi su per la durata del suo intervento televisivo. Ci teneva. Gli piaceva essere presente non appena poteva, collegandosi anche da casa, con il suo pc come si fa adesso in tempi di isolamento, malgrado tutto desiderava tornare dal suo pubblico ‘staccando’ dal proprio malessere”.
E conclude: “Era debilitato ma resisteva. Non è stato il Covid a portarselo via, ma un tumore. Negli ultimi tempi si faticava a poterlo vedere, io stesso avevo accesso alla clinica solo dietro il nullaosta dei medici non appena lo ristabilivano”.
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