Settore sciistico in ginocchio, italiani fuggono in Svizzera: un Natale “normale” sulla neve

In Italia gli impianti sciistici non potranno aprire prima del 6 gennaio, con il settore del turismo invernale sempre più in ginocchio. Gli italiani, però, non rinunciano alla neve e se ne vanno in Svizzera, che si prepara a un Natale all’insegna della “normalità”.

natale sulla neve in svizzera - meteoweek
fotogramma tratto da video – CNN

Le avevamo già ascoltate le dichiarazioni dei tanti lavoratori impegnati nel settore sciistico. Istruttori, proprietari di impianti, rifugi, e attività correlate a uno degli sport invernali più amati dagli italiani, si ritroveranno quest’anno a iniziare la stagione con un gravissimo ritardo. Causa, nemmeno a dirlo, la disastrosa pandemia che sta flagellando il mondo intero da quasi un anno, ormai.

Il settore italiano è in ginocchio, e trema davanti all’impossibilità di non poter far trascorrere ai cittadini il Natale sulla neve. E sono dure le parole che i gestori hanno raccontato ai giornalisti di Fanpage, mentre spiegavano le conseguenze di questo blocco nazionale al turismo invernale: “In Italia si parla di riaprire dopo Natale. Però chi ha i soldi e non vuole rinunciare allo sci, andrà in Svizzera, in Austria. E noi? Noi rimaniamo così?”.

Un Natale “normale” in Svizzera

Clima totalmente diverso, paradossalmente, quello che si respira in Svizzera. Come mostrano le immagini del servizio andato in onda su Piazza Pulita (La7), le piste da sci sono affollate, i ristoranti sono tutti aperti (rendendo possibili i “vivaci” aperitivi) e i cittadini non hanno l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi all’aperto. Un clima che vede il Paese prepararsi a “vivere le vacanze natalizie all’insegna della (quasi) normalità”.

Foto e video che hanno fatto il giro del mondo, quelli divulgati già qualche giorno fa da altre stampe internazionali (come, ad esempio, la CNN), e che dopo l’attenzione mediatica avrebbero perciò spinto le località turistiche ad “irrigidire” le regole anti Covid-19 soprattutto sulle piste da scii. Per coadiuvare il tutto, inoltre, sarebbe stato richiesto anche l’intervento delle forze dell’ordine, atte a controllare regolarmente i luoghi di maggior affluenza.

Ciò che si vede nel servizio di La7, però, è sempre lo stesso. Cabinovie e seggiovie senza particolari limiti di distanziamento sociale, con visibili assembramenti nei pressi degli impianti di risalita. E ancora, lunghe file nei pressi dei rifugi e dei punti ristoro, tappa imprescindibile per chi trascorre ore sulle piste da sci. E tra gli amatori della montagna, chiaramente, gli italiani non mancano. C’è chi viene da Milano, chi dalla Toscana, chi passa per un weekend e chi si trattiene per una settimana. Perché il paradosso è anche questo: è vietato spostarsi tra comuni e Regioni classificate come aree rosse o arancioni, ma all’estero viaggiare rimane ancora consentito.

covid impianti sciistici svizzera - meteoweek
fotogramma tratto da video – CNN

Troppo importante per noi rimanere aperti. Dietro le vacanze natalizie, poi, gira un’economia molto importante. Dobbiamo riuscire a gestirlo, anche se non è semplice”, spiega uno dei gestori intervistati nel servizio. Perché “il rischio c’è, ma la popolazione ha bisogno di prendere fiato”, spiegano invece senza mezzi termini le autorità.

“In Svizzera abbiamo sempre applicato il principio della fiducia e della responsabilità individuale”, ribadiscono i rappresentanti del cantone svizzero di Ginevra. E in un Paese dove forse il rispetto delle regole è più attento, ciò che viene dunque applicato è un sistema basato sull’“equilibrio tra salute, economia e libertà delle persone”. Per questo motivo rimane possibile cenare nei ristoranti, fare shopping senza badare al coprifuoco, e divertirsi in compagnia sulla neve.


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Un atteggiamento da parte del governo, questo, che tuttavia fa storcere il naso al mondo della comunità scientifica. In particolare, l’infettivologo Didier Pittet (considerato il “padre del gel disinfettante” che tutti oggi ben conosciamo e collaboratore dell’Oms) si è dichiarato piuttosto preoccupato: “Il problema è la massa di gente, le persone che arriveranno dall’estero. Poi penso che aprire le stazioni sciistiche sia un modo per privilegiare l’economia e il diritto a fare le vacanze: ma non sono d’accordo”, ha infatti raccontato nel servizio.

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