Il testimone ascoltato dai magistrati di Roma racconta la morte di Regeni nella National security egiziana.
Un racconto choc che ripercorre le ultime ore di vita dello studente ucciso in Egitto, nella stanza numero 13 della National Security egiziana: «Ho visto Giulio. Era ammanettato a terra e aveva segni di torture sul torace. Delirava in italiano».
E’ stato il procuratore Sergio Colaiocco a riportare il racconto di uno dei cinque testimoni chiave delle indagini, ascoltati dai magistrati di Roma.
«Ho lavorato per 15 anni nella sede della National Security dove Giulio è stato ucciso», ha detto. Il pm ha riportato le sue parole nel giorno della notifica di chiusura delle indagini su quattro esponenti dei servizi segreti egiziani. «Si tratta di una villa che risale ai tempi di Gamal Abd el-Nasser, e poi sfruttata dagli organi investigativi. Al primo piano della struttura si trova la stanza numero 13 – ha aggiunto – nella quale vengono portati gli stranieri sospettati di avere tramato contro la sicurezza nazionale». In quella stanza ha perso la vita Giulio, dopo ore di tortura.
«Il 28 o 29 gennaio ho visto Regeni in quella stanza con ufficiali e agenti», ha raccontato uno dei 5 supertestimoni. «C’erano catene di ferro con cui legavano le persone. Lui era mezzo nudo e aveva sul torace segni di tortura. Parlava in italiano. Delirava. Era molto magro ed era sdraiato a terra con il viso riverso, ammanettato. Dietro la schiena aveva dei segni, anche se sono passati anni ricordo quella scena. L’ho riconosciuto alcuni giorni dopo da foto sui giornali e ho capito che era lui».
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Dall’Egitto ancora nessuna risposta. Ufficialmente il responsabile dei servizi segreti egiziani è svanito nel nulla, ma in questi anni non si è mai parlato del suo eventuale successore. Ulteriore conferma sulla sua permanenza in ruolo.
I Pm italiani comunque hanno emesso avvisi di chiusura indagini, che precedono la richiesta di processo, per 4 appartenenti ai servizi segreti egiziani. Le accuse variano dal sequestro di persona pluriaggravato al concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate. Nell’atto di chiusura delle indagini i pm parlano di sevizie durate giorni che avvennero proprio nella stanza numero 13.
“Chiediamo alla Commissione di inchiesta di fare chiarezza sulle responsabilità italiane, ci riferiamo a tutte quelle zone grigie.. Cosa è successo nei Palazzi italiani da quel 25 gennaio al 3 febbraio. Come mai Giulio, un cittadino italiano, non è stato salvato in un Paese che era amico e che continua ad essere amico?” Ha detto in aula Paola Regeni, la madre di Giulio. L’interrogativo rimarrà sempre senza risposta.
“La stampa ‘buona’ lavori sull’Egitto, racconti l’Egitto, così aiutiamo anche popolo egiziano. Fate giornalismo investigativo, chiedete ai politici ‘cosa state facendo?’, ha continuato “presidente Conte che sta facendo per la verità su Giulio? E il ministro degli Esteri Di Maio? I rapporti bilaterali con l’Egitto sono divenuti sempre più un’amicizia”.