Coronavirus, il Consiglio di Stato dice sì all’uso dell’idrossiclorochina

Coronavirus, il Consiglio di Stato dice sì all’uso dell’idrossiclorochina

Via libera dal Consiglio di Stato all’uso dell’idrossiclorochina contro il Coronavirus, purché con ricetta e senza rimborso.

La III Sezione del Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di un gruppo di medici di base, sospendendo la nota del 22 luglio scorso di AIFA – Agenzia italiana del Farmaco – che vietava la prescrizione dell’idrossiclorochina per la lotta al Covid, a causa di un uso non previsto dal bugiardino. Tuttavia, la motivazione è stata ritenuta insufficiente per bloccare il farmaco. Così si legge nella nota del Consiglio di Stato: “La perdurante incertezza circa l’efficacia terapeutica dell’ idrossiclorochina, ammessa dalla stessa AIFA a giustificazione dell’ulteriore valutazione in studi clinici randomizzati non è ragione sufficiente sul piano giuridico a giustificare l’irragionevole sospensione del suo utilizzo sul territorio nazionale” .

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Secondo Palazzo Spada, “la scelta se utilizzare o meno il farmaco, in una situazione di dubbio e di contrasto nella comunità scientifica, sulla base di dati clinici non univoci, circa la sua efficacia nel solo stadio iniziale della malattia, deve essere dunque rimessa all’autonomia decisionale e alla responsabilità del singolo medico”. In termini più semplici, c’è bisogno della ricetta e della prescrizione del medico, ma anche di scienza e coscienza. “E con l’ovvio consenso informato del singolo paziente, e il monitoraggio costante e attento del medico che lo ha prescritto”, si legge nella nota di 33 pagine. Non è invece oggetto di sospensione la decisione di Aifa di escludere la prescrizione «off label» dell’idrossiclorochina dal regime di rimborsabilità.

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Cos’è l’idrossiclorochina?

La possibilità di impiegare l’idrossiclorochina nel trattamento dei pazienti positivi al coronavirus ha diviso nel tempo la comunità scientifica. C’è chi, infatti, sostiene senza dubbio l’efficacia del farmaco, soprattutto se assunto nelle fasi iniziali dell’infezione, ma anche chi ritiene che il principio attivo sia inutile o addirittura dannoso per chi è positivo al Covid-19. Proprio l’Aifa – insieme all’Organizzazione Mondiale della Sanità e alcuni esperti che avevano espresso il proprio dissenso sulla rivista specializzata The Lancet – è tra i principali oppositori alla cura. Il ricorso al Tar avviato dal comitato di 140 medici, sembra però smentire l’Agenzia.