Hanno perso le lezioni ed anche il loro diritto allo studio. Secondo l’Istat, il 23% dei 300 mila alunni non ha potuto partecipare alla Dad.
Settantamila studenti disabili dei quasi 300 mila che hanno frequentato la scuola italiana non hanno potuto partecipare alle lezioni della didattica a distanza. A dirlo, un rapporto dell’Istat – “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità” – pubblicato ieri secondo cui il diritto allo studio del 23% di questi studenti è stato negato a causa delle politiche reputate necessarie per contenere la diffusione del Covid. Politiche che, pur con il mancato consenso di Lucia Azzolina che da tempo si batte per un’inversione di rotta, da tempo sostengono i numerosi vantaggi della Dad.
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Il motivo dell’esclusione di questi studenti, è dovuto alla difficoltà nell’adattare il Piano educativo per l’inclusione alla Dad nella misura del 6%, ma anche alla mancanza di strumenti tecnologici ( altro 6%) e, per una parte residuale, alla mancanza di ausili didattici specifici (3%). Sono proprio le difficoltà tecniche, unite alla carenza di strumenti e di supporto adeguati e alle difficoltà d’interazione, che hanno pesato su questi studenti. La situazione, comunque, non è migliorata neanche dopo il 4 novembre, quando, nonostante la nuova chiusura degli Istituti, il governo ha comunque previsto la frequenza degli alunni disabili.
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Secondo l’Istat, nei primi due mesi di Dad la situazione è peggiorata nelle regioni del Mezzogiorno. Se infatti la percentuale nazionale degli studenti disabiliti che non hanno potuto partecipare alle lezioni è del 23% (su 300 mila in totale), al Sud era al 29%. Gli altri studenti persi dalla Dad sono l’8% degli iscritti, ma pesano – e non poco – le differenze territoriali. Le regioni del Centro si distinguono per la più bassa percentuale di studenti esclusi (5%), mentre nel Sud del Paese la quota risulta quasi raddoppiata (9%). Le ragioni che hanno reso difficile la partecipazione alla Dad sono la gravità della patologia (27%), la mancanza di collaborazione dei familiari (20%), il disagio socio-economico (17%).