Lo scorso maggio il ministro Franceschini affermò che il settore avrebbe ricevuto la fetta più importante dei fondi.
3 miliardi su 196: è questa la cifra destinata dallo Stato Italiano al turismo, dopo aver ottenuto il Recovery Fund. E’ meno dell’1,6% del totale per un settore che vale circa il 13% del nostro Prodotto interno lordo. Lo scorso maggio il ministro per il turismo e le attività culturali Dario Franceschini aveva dichiarato: “Il turismo è il settore colpito più duramente dalla crisi. Per questo dopo i primi 4 miliardi di interventi nel decreto Rilancio, il sostegno alle imprese turistiche e agli operatori del settore, sarà la priorità nell’utilizzo delle risorse per l’Italia del Recovery Fund”. Ora insorgono le polemiche degli addetti ai lavori.
I dati oltretutto sarebbero anche dalla loro parte. Secondo le ultime rilevazione nei primi 8 mesi del 2020 le presenze turistiche in Italia si sarebbero praticamente dimezzate rispetto all’anno prima. Veneto, Sicilia, Toscana, Lombardia e Lazio sono le cinque regioni più in sofferenza con una flessione degli arrivi che supera il 60%.
“Oggi è un tema di sopravvivenza, noi siamo stati molto critici sulla bozza di Recovery fund che è girata nelle ultime ore – ha aggiunto -. Oggi il vero turismo collabora per il 13% del Pil nazionale, ma su 209 miliardi di Recovery Fund a turismo e cultura vanno meno di 3 miliardi, con un’attenzione rivolta ai borghi. Oggi non è più un tema di guardare ai borghi, ma alla sopravvivenza delle imprese” ha affermato oggi il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca. “Ci sentiamo offesi, mortificati e arrabbiati per l’ennesima beffa ai danni dell’industria del turismo italiana ancora una volta relegata a Cenerentola dell’economia del Paese”. La situazione appare molto tesa ma dai vertici nessuna spiegazione se non un approfondimento sull’investimento fatto che spiega come verranno utilizzati i fondi.
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Con il “programma Cultural Heritage for Next Generation si vuole avviare una profonda digitalizzazione del patrimonio culturale, ad esempio per il “completamento di archivi e cataloghi informatizzati, a “investimenti per la rigenerazione del patrimonio. Si guarda poi a “potenziare la formazione turistica professionale di qualità, anche attraverso la creazione di una struttura nazionale per la formazione del personale addetto alle attività turistiche”, a promuovere con interventi “strategici” i “grandi attrattori turistico-culturali”. Gli esperti del settore non sembrano molto convinti. Occorrono spiegazioni immediate e indicazioni chiare.
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