Manuel Agnelli, spunta foto da giovanissimo: il giudice di X-Factor irriconoscibile

Oggi è uno dei musicisti più amati dal grande pubblico italiano, ma riconoscete Manuel Agnelli in questa foto da giovanissimo? Ecco il giudice di X-Factor Italia 2020 a 25 anni.

Un giovanissimo Manuel Agnelli

Giovanissimo, capelli corti, e ancora non esploso come voce e chitarra del gruppo Afterhours. Quello nella foto, e si fa fatica a riconoscerlo è Manuel Agnelli attuale giudice di X-Factor Italia. Si tratta di un rarissimo frame di un documentario dell’etichetta discografica milanese della Vox Pop, della quale Agnelli era socio.

Per la Vox, gli Afterhours incisero i primissimi album – siamo agli inizi degli anni ’90 – come During Christins’ Sleep e Pop Kills Your Soul, entrambi in inglese, e Germi, cantato in italiano. Agnelli allora aveva appena 25 anni e, nel documentario, racconta la sua formazione musicale, e i suoi punti di riferimento, parlando anche della musica italiana dell’epoca, in particolar modo della scena indie.

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Agnelli: “I miei punti di riferimento musicali”

Pur giovanissimo e alle prime esperienze musicali, Manuel Agnelli, nel documentario, dimostra di avere le idee chiarissime, mentre ascolta Shadopwlay dei Joy Division.

Racconta Agnelli: “I miei punti di riferimento sono tanti, anche se sono diversi da quelli ‘classici’, tipici del rock. Però, proprio per questo, ti lasciano tanto spazio d’azione rispetto a quelli classici e sono più utilizzabili a livello personale, di originalità. Dal canto mio, faccio di tutto per non sembrare il nipote di qualcuno, una cosa della quale non andrei fiero, anche se poi le influenze indirette ci sono”

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Manuel Agnelli e la musica in Italia

Poi, il futuro giudice di X-Factor Italia, parla dell’universo musicale italiano, dimostrando di aver già una certa vena polemica: “Concerti in Italia se ne fanno pochissimi perché non c’è un giro soddisfacente per questa scena musicale, un po’ come capita per le case discografiche”. E ancora: “Spesso sono organizzati malissimo: magari fai duemila chilometri per suonare in un posto e poi ti pagano la metà di quanto ti avevano promesso e trovi la metà delle persone previste. Il problema è che non c’è un vero e proprio pubblico, perlomeno non c’è ancora, anche se si sta allargando”.

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E conclude: “Cosa farò da grande? Non lo so, non ci voglio diventare grande. Penso che farò il musicista per tutta la vita, ormai è una cosa che ho dentro”. Sono passati più di venti anni e possiamo dire che la storia gli ha dato ampiamente ragione.

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