La riforma del Mes è stata approvata nella giornata di ieri sia in Camera sia in Senato, anche se tra molte difficoltà. Per questo la votazione sul Mes non sarà sufficiente per superare la situazione di stress creatasi all’interno del governo. Resta alta la tensione sul Recovery Plan, e gli attacchi di Matteo Renzi durante il suo intervento in aula non lasciano presagire una tregua. Il leader di Italia Viva è stato applaudito anche dal centrodestra.
La riforma del Mes ottiene un sì anche a Palazzo Madama, con 156 voti. Il premier Conte a fine giornata avrebbe affermato di esser tranquillo, chiedendo ai parlamentari “massima coesione”. Ma non vengono meno le richieste delle altri parti della maggioranza, ribadite ancora una volta, seppur con toni diversi: Pd e Italia Viva chiedono un maggiore coinvolgimento del Parlamento. Lo dice in maniera ancora diplomatica il segretario del Pd Nicola Zingaretti, che afferma: “Ora per andare avanti è importante trovare soluzioni ai tanti nodi aperti. Le priorità da scegliere si devono basare su chiarezza e pazienza unitaria, collegialità e condivisione, rispetto dei ruoli e un adeguato coinvolgimento nei processi delle decisioni determinanti. Se questa volontà non si afferma tutto diventa difficile”.
Intanto il premier Conte ribadisce ai giornalisti: la governance del Recovery Plan “servirà per garantire la realizzazione degli interventi ed evitare che si sprechino risorse ma la responsabilità rimane sempre nel governo perché servirà l’autorizzazione del Cdm”. Inoltre Conte avrebbe rassicurato sia sul coinvolgimento dei ministri, sia sul coinvolgimento del Parlamento. “C’è stato un colossale fraintendimento sulla struttura di missione”, quindi. I responsabili di missione devono “avere compiti di monitoraggio e non sottrarrà potere e competenze ai ministeri“. Eppure c’è un “ma”: “Dovrebbe solo essere prevista una clausola di salvaguardia nel caso in cui le amministrazioni centrali non possano intervenire a esercitare i poteri sostitutivi”. Ma in quel caso si interverrebbe per agire laddove le amministrazioni centrali non riescono ad agire. Poi sui supermanager avrebbe commentato: “Non c’è scritto da nessuna parte quanti manager ci dovranno essere, comunque serve una struttura per assicurare il monitoraggio dei cantieri e il rispetto dei tempi, è una cosa assolutamente necessaria”.
Durante il suo intervento in Aula al Senato in vista del Consiglio europeo Conte avrebbe rinnovato l’appello a mantenere una forte coesione, anche per raggiungere risultati in Europa: “La coesione delle forze di maggioranza ci consente anche di continuare a batterci in Europa. Vi assicuro: ci metterò la più ferma determinazione nel fornire il giusto contributo critico e il coraggio necessario a sostenere il programma di riforme in corso e il processo di rinnovamento delle istituzioni europee che si preannuncia nella conferenza sul futuro dell’Europa, nella quale dovremo misurare la nostra capacità di incidenza e la nostra capacità rinnovatrice e per questo lanceremo una sfida ambiziosa agli altri governi europei”.
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Intanto Matteo Renzi insiste, ribadendo: delle task force non possono decidere come gestire i 200 miliardi in arrivo. E’ necessario riattribuire il giusto ruolo a Parlamento e ministri, che in questo modo avrebbero il ruolo di fornire il lasciapassare per l’operato dei tecnici. “I duecento miliardi sono una conquista ma anche una grande responsabilità: noi non scambieremo il nostro si alla proposta di governance con uno strapuntino. Non stiamo chiedendo che nella cabina di regia ci sia uno nostro. Il 22 luglio abbiamo chiesto una cosa: di fronte ai 200 miliardi da spendere o il parlamento fa un dibattito vero, oppure perdiamo la dignità delle istituzioni“. Poi ancora: “Io al governo misi 7 miliardi alla Sanità e si parlò di tagli, per me ce ne vogliono il doppio, il triplo. Dico una cifra: 36, quelli del Mes…”. Infine l’affondo finale: “Se i suoi collaboratori telefonano ai giornali per dire che vogliamo una poltrona in più, sappia che se ha bisogno di qualche poltrona ce ne sono tre, due da ministro e una da sottosegretario, nostre a sua disposizione. Se invece vuole ragionare sul serio spieghi che questo non è un talk show, non è il Grande Fratello ma la politica”.
L’intervento del leader di Italia Viva ha scatenato l’applauso del centrodestra, che non è passato inosservato. Subito dopo l’intervento di Matteo Renzi in aula, Salvini si sarebbe avvicinato al leader di Italia viva per un saluto, anche questo non è passato inosservato. Un saluto, anche se a distanza, anche da parte della senatrice di Fdi, Isabella Rauti, che avrebbe affermato: “Saluto Renzi che usa le parole dell’opposizione, ha strappato applausi anche da questa parte”. “La Lega e tutto il centrodestra sono pronti a discutere” con il governo se ci sarà disponibilità a trattare sui temi della disabilità, della sanità, del lavoro, del futuro dell’industria e delle infrastrutture, come l’ex Ilva di Taranto o il Ponte sullo Stretto, ha ribadito infine il leader della Lega Matteo Salvini in Senato. Intanto dal Pd tutto tace, o quasi. Stando ad alcune indiscrezioni di chi era presente in aula, riportate dall’Ansa, il leader di Italia viva avrebbe ottenuto riconoscimenti anche da parte del gruppo Pd. Partito che, effettivamente, non sta sbracciando nella difesa della linea del premier, che lo difende a scoppio ritardato e che comunque lo richiama alle sue responsabilità politiche.
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