Coronavirus, quanto ci costa questo Natale: stimate perdite per 720 milioni

Le limitazioni introdotte da Palazzo Chigi in vista del prossimo Natale significano perdite per moltissimi settori.
Già mesi fa, quando le misure per contenere la curva del Coronavirus cominciavano a rafforzarsi, gli economisti lanciavano l’allarme sui probabili ma quasi certi effetti delle restrizioni sull’economia. Tanto peggio, se a rischio c’è uno dei periodi più fruttuosi: il Natale. Gli allarmi vengono a gran voce da diversi settori. Secondo una prima analisi di Codacons sulla propensione alla spesa da parte delle famiglie in vista del prossimo Natale, è emersa “una generalizzata contrazione dei consumi natalizi che scenderanno complessivamente del -14,5% sul 2019”. Rispetto agli oltre 10 miliardi di euro di consumi generati dal Natale 2019, gli italiani spenderanno quest’anno circa 8,55 miliardi di euro per la festività, con una perdita che sfiora 1,5 miliardi di euro. “La spesa per il Natale passa così dai 386 euro a famiglia del 2019 ai circa 330 euro del 2020, con dinamiche diverse a seconda dei settori”, sostiene il Codacons.
Una consistente fetta di popolazione ha infatti subito una perdita di reddito non indifferente tra marzo e oggi; di conseguenza, pochissimi sceglieranno di spendere o di investire quote consistenti per festività, cenoni e regali importanti. Si aggiunga a questo, il fatto che la grande incertezza sul futuro porta all’etica del risparmio. “Senza parlare delle restrizioni imposte dal governo e dalle regioni, che limitano spostamenti e possibilità di acquisto, e che potrebbero aggravarsi nelle prossime settimane”, prosegue ancora il Codacons. Tra i settori più colpiti troviamo in pole position il comparto di concerti e spettacoli, -85%; viaggi, -70%; articoli sportivi, -35%; gioielli e bijoux, -30%. Inoltre, anche il settore degli alimentari potrebbe risentire dell’effetto Covid, “con perdite più leggere del -5% rispetto allo scorso anno, salvo ovviamente nuovi limiti e restrizioni imposte dal Governo su pranzi e cenoni di Natale”, conclude Codacons.
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Ristorazione, 720 milioni di fatturato in meno
Secondo le stime di Fipe-Confcommercio, senza le cene di Natale e Capodanno, i ristoranti rischiano di perdere 720 milioni di fatturato. Lo scorso anno, spiega la federazione, 4,9 milioni di italiani hanno trascorso il 25 dicembre in uno degli 85mila locali aperti per l’occasione, spendendo complessivamente 270 milioni di euro. A questi si aggiungono altri 445 milioni di euro spesi da 5,6 milioni di persone per il cenone di Capodanno, per un totale di circa 720 milioni di euro. Dicembre, da solo, vale 7,9 miliardi, praticamente il 20% dei fatturati di un anno. “Quindi, se si vuole impedire ai ristoranti di lavorare a cena, bisogna compensare le perdite al 100%, basandosi sui fatturati dello scorso dicembre”, commenta la federazione, aggiungendo che “l’idea di imporre un coprifuoco generalizzato alle 22 per tutte le feste natalizie, con lo stop a bar e ristoranti alle 18 il 25 e 31 dicembre, non ha alcun senso né motivazione scientifica”.
Ma a essere colpiti sono anche gli impianti nei comprensori sciistici che, tra alloggio, ristorazione, impianti, shopping, intrattenimento e servizi vari, rischiano un buco da 2,4 miliardi di euro, tra dicembre e marzo. L’allarme, infatti, viene anche da Confturismo-Confcommercio. Secondo l’associazione, infatti, nello stesso periodo in condizioni di normalità si arrivano a contare fino a 20 milioni di presenza turistiche, considerando anche coloro che si recano nelle seconde case di proprietà ed escludendo invece gli escursionisti. “Anche nell’ipotesi di una riapertura degli impianti – conclude – sempre tenendo conto delle restrizioni alla mobilità dei turisti sia per l’ingresso dai confini nazionali sia per lo spostamento tra regioni o aree del Paese, verrebbero a mancare oltre 12 milioni di notti a destinazione, pari a una perdita stimata di spesa di almeno 1,7 miliardi di euro”.