Emergono ulteriori dettagli sul caso di Alberto Genovese: ritrovati sui due telefoni centinaia di foto e video dei suoi rapporti sessuali. Collezionava i file “in modo maniacale” e “girava tutto agli amici”.
L’imprenditore Alberto Genovese, finito in cella un mese fa con l‘accusa di aver stuprato, dopo averla stordita con la droga, una 18enne ospite a un festino presso la sua casa di Milano, si sarebbe giustificato con la giustizia puntando il dito contro gli effetti delle sostanze stupefacenti. Ma se da un lato c’è chi tenta anche di difenderlo (come Efe Bal), dall’altro continua ad allargarsi la rete delle violenze, con tutti i relativi accertamenti sul presunto stupro raccontato da un’ulteriore giovane e avvenuto l’estate scorsa a Ibiza.
Nel frattempo, inoltre, le autorità stanno setacciando gli effetti personali di Genovese, tra cui i telefoni e contenuti multimediali in essi archiviati. Come riportato dal Corriere della Sera, infatti, l’imprenditore avrebbe conservato sul suo cellulare privato centinaia di foto e video dei suoi rapporti sessuali registrati durante le feste avvenute nella sua abitazione, nella Terrazza Sentimento.
Nelle mani degli inquirienti sono finiti i due telefoni e i due tablet dell’imprenditore Alberto Genovese. Secondo quanto viene riportato dalle fonti, nel corso delle operazioni di analisi dei dispositivi, sarebbero stati sequestrati circa 400 giga di materiale, ora in fase di accertamento. Tra questi, si contano varie foto e video a luci rosse, registrati durante le feste a base di sesso e droga, e che pare siano stati tra l’altro condivisi anche con la cerchia di amici dell’imprenditore.
Le autorità ritengono che proprio in quei file possano essere rintracciati diversi indizi per ulteriori stupri e atti di violenza perpetrati da Genovese, ai danni di altre giovani ragazze. In particolare, gli inquirenti sono però alla ricerca delle foto della vittima 18enne che ha denunciato la violenza subita, dopo essere stata stordita con alcol e droga. Del resto, i video girati nella notte tra il 10 e l’11 ottobre dalle telecamere di sorveglianza del superattico riprendono le quasi 20 ore di stupro, con l’imprenditore intento fotografare con il cellulare la ragazzina nuda e priva di sensi sul letto della sua camera.
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Le penne del Corriere raccontano di come le foto e i video ritrovati sui vari dispositivi risalgano anche a un paio di anni fa, ma che l’imprenditore avrebbe conservato i file in modo “maniacale”, come “un collezionista”. Inutile il tentativo da parte dell’uomo di cancellare il materiale più recente, compreso quello che lo ritraeva insieme alla 18enne vittima dello stupro. Le fonti spiegano inoltre che a fornire la password per controllare telefoni e tablet sia stato lo stesso Genovese. Tuttavia, pare manchi all’appello delle analisi un terzo smartphone, rinvenuto all’interno di una cassaforte insieme ad alcuni grammi di droga e a circa 40mila euro in contanti.
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