Il premier Conte si trova tra i due fuochi di Mes e Recovery Fund, a due giorni dal voto in Senato sulla riforma del Fondo Salva Stati.
Due giorni. Questo il tempo che manca al voto in Senato sulla riforma del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità. La risoluzione che fa tremare il Governo, perché potrebbe causare una frattura irreversibile al suo interno. Tanto da far parlare da settimane di allargamento della maggioranza, patto del Nazareno bis, collaborazione con le opposizioni, fino ad arrivare all’ipotesi di rimpasto o addirittura di crisi politica.
Il giorno fatidico sarà mercoledì 9 dicembre. Fino ad allora, quali che siano le dichiarazioni rilasciate dagli attori della vicenda, non si potrà sapere con certezza se il Governo riuscirà a mantenere una stabilità. Il punto è questo: il Partito democratico ha intenzione di votare a favore della riforma del Mes, che verrà applicata a livello europeo, per allinearsi a Bruxelles. Lo stesso discorso vale per il partito di Matteo Renzi, Italia viva, che si è schierato dalla parte del Sì.
Il Movimento 5 stelle, come spesso accade negli ultimi mesi, sul tema si divide: da una parte il leader Vito Crimi e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ma anche Stefano Buffagni, viceministro allo Sviluppo Economico in quota Movimento 5 stelle, per cui l’obiettivo principale è evitare la crisi politica e quindi tutelare il premier. Dall’altra parte 42 deputati e 16 senatori pentastellati che hanno dichiarato di rifiutare categoricamente la riforma, a meno che non venga inserita una clausola di non utilizzo del Fondo Salva Stati da parte dell’Italia. Pretesa che a cui i dem non cederanno mai.
All’opposizione invece Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia restano compatti: l’intenzione è di votare No alla risoluzione sulla riforma del Mes. E se il responso di FdI e Carroccio si conosceva già da tempo, quello del partito di Silvio Berlusconi è parso un po’ un sorpresa ad alcuni per due ragioni. La prima è che Fi si è sempre dichiarata favorevole al Mes sanitario per l’Italia, cioè l’utilizzo del Fondo Salva Stati per investire sulla Sanità. La seconda che recentemente il partito aveva aperto a una collaborazione con il Governo, e viceversa.
A parte il Mes, cruccio del Movimento 5 stelle, c’è un altro nodo che si sta creando nella maggioranza e potrebbe creare non pochi problemi alla stabilità del Governo. È l’impiego e la gestione del 209 miliardi che l’Italia potrebbe ricevere dal Recovery Fund europeo. In questo ambito, a creare problemi è il partito di Matteo Renzi, Italia viva. Proprio l’ex premier fiorentino ha detto in merito alla task force proposta dall’esecutivo per prendere le decisioni: “La task force? Del merito non sappiamo niente. Sul metodo siamo contrari. Questo modo di fare non è solo sprezzante: è sbagliato”.
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E ha poi specificato: “Noi siamo contrari a sovrastrutture di centinaia di consulenti che stanno al Recovery Fund come i navigator stanno al reddito di cittadinanza. Il futuro dell’Italia dei prossimi vent’anni non lo scrivono Conte e Casalino nottetempo in uno stanzino di Palazzo Chigi”. Una presa di posizione netta, che potrebbe addirittura due ministre – Teresa Bellanova, ministra per le politiche Agricole, Alimentari e Forestali, e Elena Bonetti, ministra per le Politiche per la Famiglia – a votare contro la proposta in Consiglio dei ministri. A meno che, ha sottolineato Renzi, “il premier si fermi prima di mettere ai voti una scelta non condivisa”.
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