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Politica

Il Mes fa tremare il Governo: “Fi non voterà la risoluzione”, dice Schifani

Il voto del 9 dicembre sul Mes sarà decisivo per la stabilità della maggioranza: l’ipotesi che vinca il no fa tremare il governo.

Renato Schifani, senatore in quota Forza Italia. Credit: Facebook

Se il Governo deve cadere, cadrà perché non riuscirà a ottenere i voti necessari sulla risoluzione per il Mes. È questo il senso delle parole di Renato Schifani, senatore in quota Forza Italia, che venerdì 4 dicembre ha annunciato che il suo partito voterà contro il provvedimento. “Se in Senato la maggioranza non avrà i voti sulla risoluzione per il Mes non riceverà certo l’aiuto di Forza Italia. Un governo che non è unito sulla politica estera non può occuparsi delle vicende del Paese: in questo senso non possiamo che condividere la preoccupazione del Quirinale che filtra sui quotidiani di oggi”, ha detto l’esponente politico a Radio Anch’io, annullando di fatto l’apertura alla collaborazione da parte dell’opposizione annunciata verso metà novembre.

Le motivazioni di Forza Italia

Il consigliere di Silvio Berlusconi, leader di Fi, ha fatto riferimento alla riforma europea del Mes – il Meccanismo europeo di stabilità – che in Italia si dovrebbe votare il prossimo mercoledì, 9 dicembre. Una data che fa tremare la maggioranza, visto che l’ok sembra sempre più difficile da ottenere. Lo confermano le parole di Schifani: “Per quanto ci riguarda, ribadiremo la nostra posizione: siamo favorevoli al Mes sanitario, purché privo di condizionalità, mentre siamo contrari ad affidare a un organismo tecnico, che sfugga quindi al controllo del Parlamento europeo e della Commissione di Bruxelles, poteri di controllo e ristrutturazione del debito dei singoli Paesi che fanno ricorso al Mes”.

Il senatore ha sottolineato infine: “Non è possibile considerare positivamente Forza Italia quando sostiene lo scostamento di bilancio e criticarla se avanza perplessità sul Mes. La posizione di Silvio Berlusconi è sempre stata coerente. Brunetta? E’ una persona intelligente e preparata che stimiamo e che sta confrontandosi nel partito per trovare sintesi unitaria su una risoluzione condivisa”.

Le opinioni della politica sul Mes

D’altronde non bisogna dimenticare che il Mes, è il tema su cui la maggioranza si divide più nettamente. Da una parte Partito democratico e Italia viva credono che, nella situazione in cui l’Italia si trova attualmente, l’entrata di 36 miliardi nelle casse dello Stato a condizionalità irrisorie sia un’occasione da cogliere al volo. Dall’altra parte, tuttavia, restano categoricamente contrari gli esponenti del Movimento 5 stelle, che considerano l’indebitamento con l’Europa non necessario. E se il leader pentastellato, Vito Crimi, pochi giorni fa aveva annunciato che i grillini avrebbero dato il via libera alla riforma, oggi la sinfonia è già cambiata.

La lettera dei dissidenti del M5s

Tanto che un gruppo di dissidenti del M5s – 42 deputati e 16 senatori – hanno firmato una lettera in cui chiedono che “nella prossima risoluzione parlamentare venga richiesto che la riforma sia subordinata alla chiusura di tutti gli altri elementi (Edis e Ngeu) delle riforme economico-finanziarie europee in ossequio alla logica di pacchetto, o in subordine, a rinviare quantomeno gli aspetti più critici della riforma del Mes”. Una parte dei firmatari voterebbe solo qualora venisse assicurato nero su bianco che l’Italia non userà il Mes sanitario. Ma il Partito democratico ha già fatto sapere che non voterà mai un documento con una clausola del genere. La soluzione al vaglio del Governo, la momento, sarebbe quella di proporre una risoluzione nella quale è scritto che il ricorso al Mes è possibile solo con il via libera del Parlamento. La cui maggioranza, attualmente, è contraria.

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La possibile crisi di Governo

L’esito del voto del 9 dicembre segnerà una svolta nel Governo giallorosso: se la risoluzione dovesse essere approvata verrebbe confermata la stabilità dell’esecutivo. Al contrario probabilmente si dovrebbe tornare alle urne, come ha spiegato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Questo perché se il governo dovesse spaccarsi su un tema di politica europea e scegliere una linea anti-Ue, non ci sarebbe altra possibilità che andare al voto anticipato. Lo stop alla riforma del Mes, votato con ogni probabilità da M5s e Fi, dimostrerebbe una mancata sintonia con Bruxelles. Un fattore impossibile da accettare in un momento in cui la sinergia con l’Europa è fondamentale, soprattutto per l’approvazione del Recovery Fund con cui l’Italia dovrebbe ammortizzare la crisi economia provocata dal coronavirus.

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