La nomina di un generale dell’Esercito a capo dei vigili urbani fa esplodere rabbia e frustrazione che si trasforma in una presa di posizione.
Un esterno in un ruolo chiave: la nomina di un generale dell’Esercito a capo dei vigili urbani fa esplodere rabbia e polemica. Dietro questa decisione, la sindaca Virginia Raggi che ha scelto Paolo Gerometta un prestito dal Ministero della Difesa, per rimpiazzare l’ex comandante Stefano Napoli, dopo un’ondata di polemiche, vecchi scandali tornati a galla e malumori. La situazione è molto delicata tanto che in molti minacciano lo sciopero: «Lasciamo a casa orologio e penna. Sono gli strumenti, insieme al fischietto, del nostro mestiere. Senza non possiamo notificare atti e multe». Seimila agenti sono furiosi, tra loro Mauro Cordova, presidente dell’Arvu, l’associazione romana vigili urbani che conta oltre 2 mila iscritti. La “minaccia” è di lasciare le strade della città, nelle due settimane più calde dell’anno per le festività natalizie, senza regole e controlli. Con una protesta che fa leva su un cavillo burocratico: le forniture di orologi e penne ai pizzardoni romani non arrivano dal comando generale. «Li compriamo noi, io stesso rifornisco i miei iscritti» spiega Cordova, mettendo a rischio la sicurezza dei romani.
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La minaccia dello sciopero spaventa la capitale ma è bene precisare che ad accendere la miccia non sarebbe solo la nomina del generale Gerometta. Da giorni il malcontento è alimentato da polemiche e incertezze: «Ci sentiamo traditi, il corpo della Municipale è stato attaccato su più fronti e non è stato difeso» dice Cordova che tiene salda la sua posizione.
Fra i momenti di rabbia più manifesta c’è stata la messa in onda del servizio di Report che inanella una serie di inchieste sul corpo della polizia Locale romana. Dalle autorizzazioni per i set cinematografici, alle ombre sui gruppi che coordinano i controlli su negozi e ristoranti del centro storico. Indagini archiviate ma che hanno spinto il Campidoglio a procedere con le rotazioni dei vigili destinati agli incarichi più delicati, e cioè commercio e ambulanti. La risposta, al pugno duro della sindaca Raggi che ha incassato pure le dimissioni dell’ormai ex comandante Napoli, sta dunque arrivando. Ora è il momento di chiedersi cosa ne sarà della sicurezza a Roma durante le vacanze natalizie senza i vigili urbani.
A Roma non sono nuovi alle rivolte: durante l’amministrazione del sindaco Ignazio Marino nel 2014 si rifiutarono di prestare servizio 767 vigili previsti in servizio (con la collaborazione di molti medici di fiducia). Un’assenza di massa per contestare due iniziative dell’ex primo cittadino: aver rimesso in discussione il “salario accessorio” (lo straordinario notturno alle quattro del pomeriggio) e aver tentato di applicare un sistema di rotazione del personale. Due scelte, come l’ultima presa dalla Sindaca Raggi, davvero imperdonabili.
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