Pornhub è lo Youtube del porno e durante il lockdown della scorsa primavera si è distinto per aver offerto gratuitamente quasi tutti i suoi contenuti. Da un’inchiesta pubblicata sul New York Times sarebbe emerso che il sito guadagnerebbe anche con la diffusione di immagini di minorenni che subiscono stupri.
Secondo quanto riportato dal giornale americano, inoltre, continuerebbe a monetizzare nonostante le richieste di eliminare i video incriminati. Probabilmente si parla di cifre abbastanza importanti. Una prassi che rischia di rovinare la vita delle vittime. L’inchiesta porta la firma del premio Pulitzer Nicholas Kristof ed è una denuncia vera e propria nei confronti del sito canadese. Pornhub condivide sulla piattaforma i video caricati direttamente da utenti privati. Tra le immagini che finiscono sul sito ci sarebbero anche quelle di stupri di migliaia di minorenni e contribuirebbero ad un grosso profitto aziendale.
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Ogni anno finiscono su Pornhub 6,8 milioni di nuovi video e alcuni mostrano abusi su ragazzi anche di tenera età. Kristof ha scoperto centinaia di migliaia di video e intervistato le vittime degli abusi. La maggior parte avrebbero chiesto inutilmente di eliminare i filmati che li ritraggono anche se i video potrebbero già essere stati scaricati.
«Pornhub è diventato il mio sfruttatore. Continua a vendermi», ha raccontato una 23enne costretta a prostituirsi dopo essere stata adottata. «Stanno facendo soldi nel momento peggiore della mia vita, con il mio corpo», spiega una ragazza vittima di prostituzione minorile quando aveva 16 anni. Pornhub ha 3,5 miliardi e mezzo di visite al mese ma non si preoccuperebbe di eseguire abbastanza controlli sui contenuti che vengono pubblicati. Una politica aziendale dovrà pur averla?