Tampone Covid: obbligatorio per tornare al lavoro dopo la malattia

Servirà ancora il tampone per rientrare al lavoro dopo aver contratto il virus. Il nuovo Dpcm ha così deciso sulla questione nata dalle indicazioni discordanti di due atti legislativi diversi. Il tampone è ancora obbligatorio.  

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Era tutto pronto per inserire un secondo comma nell’articolo 4, “Misure di contenimento del contagio per lo svolgimento in sicurezza delle attività produttive industriali e commerciali” e invece nella notte è arrivato lo stop. Due regolamenti entrati in vigore il 24 aprile prevedono che per rientrare al lavoro è sempre obbligatorio sottoporsi al tampone dopo aver contratto il virus. A ottobre però il ministero alla Salute ha stabilito che se sono passati 21 giorni dal test positivo e nell’ultima settimana non ci sono stati sintomi non serve alcune esame per poter terminare la quarantena. Così si crea una situazione contraddittoria. Nei giorni scorsi si era deciso di risolverla, togliendo l’obbligo al tampone per il rientro al lavoro dopo tre settimane. Invece il nuovo Dpcm ha cambiato nuovamente le carte in tavola.


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Ci sono alcuni casi di persone che restano positive per moltissimo tempo, anche se a quel punto non sono più contagiose, per questo l’Oms ha stabilito che, trascorso un certo periodo non ci sono rischi anche senza tampone. Certe persone, quindi, potrebbero uscire di casa ma non andare al lavoro. Ad esempio una commessa, secondo le norme di oggi, non può tornare al suo posto se non possiede il certificato di tampone negativo a un mese dalla prima positività ma potrebbe presentarsi tranquillamente nel suo negozio come cliente e comprare un capo d’abbigliamento. Allo stesso modo, un professore potrebbe non rientrare a scuola, mentre gli alunni che sono stati malati, potrebbero rientrare dopo 21 giorni senza l’obbligo del tampone.

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