Rocco Graziano Delfino, dopo la cattura, dovrà scontare 12 anni per droga e affrontare l’accusa di associazione mafiosa.
Era latitante dal 2017 quando si era sottratto a un ordine di esecuzione di una pena definitiva di 12 anni di carcere per traffico di stupefacenti. Rocco Graziano Delfino è stato ora assicurato alla giustizia.
L’uomo era ricercato in seguito a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei suoi confronti dal Gip di Reggio Calabria per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione “Eyphemos”. I carabinieri della compagnia di Palmi e dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria però ora lo hanno arrestato, a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC). L’uomo era considerato elemento di spicco della cosca Alvaro di Sinopoli (RC).
I militari dell’Arma, dopo numerosi servizi di appostamento in un’area impervia e poco accessibile, sono riusciti a individuare Delfino all’interno di un casolare in una zona montana di Sant’Eufemia d’Aspromonte e, dopo aver cinturato l’area, lo hanno sorpreso in compagnia del fratello e di un altro parente, entrambi arrestati. Delfino era in possesso di una pistola calibro 6,35 con matricola abrasa munita di due caricatori e 11 colpi, una carta di identità e una patente di guida entrambe falsificate e alcune ricetrasmittenti verosimilmente utilizzate dalla rete di favoreggiatori. Ora i tre dovranno subire un processo e scontare la pena che gli verrà comminata.
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Rocco Delfino era legato alle cosche di ‘ndrangheta di Santa Eufemia d’Aspromonte e, più specificatamente alla frangia mafiosa di Domenico Laurendi, partecipava a riunioni di in cui si discuteva dell’affiliazione e dell’attribuzione di doti di ‘ndrangheta ai sodali e con il compito di veicolare informazioni agli affiliati. Delfino era ritenuto il braccio armato della cosca, è nipote del «mastro di giornata» Pasquale Cutrì e fratello di Nicola Delfino detto «Cola», entrambi accusati di associazione mafiosa.
Di lui ha parlato anche il collaboratore di giustizia Pasquale Labate, un tempo affiliato alla cosca Guerrisi, satellite dei Piromalli di Gioia Tauro. Davanti ai magistrati, il pentito non ricordava il nome di Rocco Graziano Delfino ma ha riconosciuto la foto dicendo «È il soggetto battezzato in carcere». Ora le indagini dovranno accertare se ci sono altre persone coinvolte.