La ministra Azzolina spiega perché il regionalismo differenziato per la scuola, chiesto da Lombardia e Veneto, creerebbe diseguaglianze.
Complessità e criticità. Sono questi i due elementi che impedirebbero di avviare un regionalismo differenziato nell’ambito della scuola. Lo ha spiegato la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, in Commissione per le Questioni regionali alla Camera dei Deputati, rispondendo alle richieste di Lombardia e Veneto. Secondo la responsabile del Miur, “l’opportunità di un regionalismo differenziato in materia di istruzione” sarebbe da “scongiurare”.
Il motivo? L’Italia presenta un insieme di contesti “differenti” e la gestione dell’istruzione da parte delle singole Regioni non potrebbe “rivelarsi esaustivo nell’ottica dell’eguaglianza sostanziale“ assicurata dal Governo. E soprattutto “mettere a rischio questa parità equivale a frustrare le prospettive di miglioramento degli studenti capaci a detrimento del senso di giustizia” e per “il paese stesso. Non è possibile immaginare un regionalismo delle diseguaglianze“ soprattutto in momenti difficili “come quello attuale”. Per questo la ministra ha più volte sottolineato che la gestione della scuola deve restare in mano allo Stato, “al fine di mantenere l’unità e scongiurare le discriminazioni”.
Come ha ricordato Azzolina, le due Regioni che hanno richiesto il riconoscimento della gestione di 23 materie sono Lombardia e Veneto. Entrambi i territori sono governati dalla Lega, rispettivamente da Attilio Fontana e Luca Zaia. Diverse le richieste avanzate dall’Emilia Romagna che non presentano “spinte eccessivamente autonomistiche”.
La proposta avanzata dai due presidenti del Carroccio, infatti, prevede “l”intero governo del sistema istruzione” e “il riconoscimento di rilevanti e specifiche competenze legislative e amministrative”: dalla formazione dei docenti e la gestione dell’alternanza-scuola lavoro, alla creazione di un ruolo regionale del personale scolastico distinto da quello statale e il trasferimento delle risorse umane all’ufficio scolastico regionale, passando per l’istituzione del ruolo regionale dei dirigenti scolastici. Le due Regioni richiedono, inoltre, competenza legislativa in materia di edilizia scolastica.
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Creando una differenza tra Stato e Regioni, si avrebbe un sistema a doppio binario che causerebbe la “sovrapposizione di personale dipendente da ruoli statali e ruoli regionali”. Per questo la ministra ha parlato di “complessità di attuazione del sistema immaginato” e di “criticità insuperabili per l’effettività del diritto allo studio da garantire in modo uniforme su tutto il Paese“.
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Solo una volta assicurato questo, “potranno avere seguito le istanze di valorizzazione delle specificità regionali”, ha detto Azzolina. E ha concluso: “Tuttavia, non potranno mai ammettersi quelle spinte che, anziché di differenziazione adattativa alle esigenze del territorio regionale, appaiano marciare nella direzione di una precisa specialità, da intendersi quale inaccettabile netta rescissione dal sistema nazionale d’istruzione e formazione”.
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