Reddito di cittadinanza, sussidio diviso in due: meno denaro a chi può lavorare. Ecco tutte le ipotesi in corso di valutazione
Il reddito di cittadinanza potrebbe essere al capolinea, perlomeno, nella forma in cui è noto. Per cercare di salvarlo, sembrerebbe che il Movimento 5 Stelle stia valutando di dividere in due il sussidio. L’ipotesi, nello specifico, è di indirizzare l’attuale reddito di cittadinanza solo a coloro che non sono in condizioni di lavorare. Coloro che invece possono lavorare, riceverebbero un sussidio su misura, con meno soldi e un altro nome.
Attualmente, però, il dibattito è ancora in corso date le diverse proposte giunto sul tavolo del governo. È però sicuro, invece, che il reddito di cittadinanza subirà delle modifiche. Per il sussidio sono stati spesi 10 miliardi di euro. Da una parte, il sostegno economico è stato molto utile per contrastare la povertà in un periodo di emergenza pandemica, dall’altro però, il sussidio ha “toppato” sul fronte occupazionale.
Al 31 ottobre, infatti, coloro che percepivano il reddito con un rapporto di lavoro attivo erano 192.851, mentre i tenuti a sottoscrivere un patto per il lavoro quasi 1,4 milioni. Ecco perché si sta valutando l’ipotesi di erogare in futuro un sussidio a parte per coloro che richiedono il sostegno e sono considerati idonei a lavorare. In tal caso, costoro riceverebbero importi inferiori rispetto a quelli che percepiscono attualmente col reddito di cittadinanza.
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Tuttavia, l’ipotesi attualmente allo studio prevederebbe un incentivo concesso quando un beneficiario comincia a lavorare. Il percettore, infatti, continuerebbe a ricevere per un certo periodo più o meno metà del sostegno cui aveva diritto in precedenza.
Infine, stop ai navigator. Sono circa tremila i tutor ( in maggioranza disoccupati quando hanno fatto domanda per il ruolo di navigator) il cui contratto è in scadenza a fine aprile ma nella legge di Bilancio non sembrano esservi risorse per rinnovarlo. Attualmente si sta valutando l’ipotesi di depotenziare l’Anpal di Domenico Parisi avviando una collaborazione tra pubblico e privato il cui obiettivo sarebbe affiancare ai centri per l’impiego dei soggetti atti a imprimere una svolta. Si parla quindi di agenzie private per il lavoro, imprese, centri di formazione ecc.
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