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Cronaca

L’Italia lavora al vaccino sulle varianti del Coronavirus

Dopo la prima generazione, ormai vicina all’approvazione da parte delle agenzie regolatorie, dei vaccini contro il Covid-19, si cominciano già a studiare quelli in grado di contrastare le nuove varianti del virus SARS-CoV-2.

La Takis si prepara infatti alla sperimentazione clinica di fase 1 del vaccino COVID-eVax, basato sulla sequenza genetica del virus SARS-CoV-2 circolato in Cina ad inizio 2020. “Il nostro vaccino ha dimostrato una capacità di neutralizzare virus di Wuhan – ha detto il ricercatore – e ci aspettiamo l’approvazione per cominciare lo studio clinico di Fase 1 da parte delle agenzie regolatorie nel mese di Dicembre. Inoltre il vaccino induce anticorpi capaci di bloccare anche la variante di SARS-CoV-2 chiamata G614D, ormai la più diffusa nel mondo” ha detto all’ANSA Luigi Aurisicchio, amministratore delegato e direttore scientifico dell’azienda biotech Takis di Castel Romano (Roma).

La variante australiana e quella negli allevamenti di visoni

La variante G614D dà un vantaggio selettivo al virus rendendolo più infettivo, permettendogli di legarsi meglio al recettore Ace2 che si trova sulla superficie di molti organi, dai polmoni al cuore. Alla Takis si lavora già in tempo reale a possibili vaccini contro le nuove varianti emergenti, fra le quali quella nata in Australia (S477N) e quelle comparse nei focolai sviluppati negli allevamenti di visoni. Si tratta delle varianti comprese nel cosiddetto ‘cluster 5’: è un insieme di virus con mutazioni specifiche nella proteina Spike generate nei visoni e identificate in seguito ai focolai negli allevamenti di visoni in Danimarca e al conseguente contagio di 272 persone da parte degli animali.

“Al momento – ha osservato Aurisicchio – sappiamo che i visoni sviluppano una malattia simile a quella che si manifesta nell’uomo, sappiamo che gli allevamenti hanno facilitato la trasmissione del virus dai visoni all’uomo e viceversa, ma non è ancora noto se e quali vantaggi queste mutazioni diano al virus.

Intanto negli Stati Uniti, la Evvivax, spin-off della Takis dedicata al mercato veterinario, si prepara ad eseguire il primo studio finalizzato a un vaccino per proteggere i gatti in collaborazione con una azienda americana. Il virus si trasmette dall’uomo al gatto ed ai felini in generale, da gatto a gatto, ma finora non è mai stata dimostrata la trasmissione da gatto a uomo.


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L’obiettivo dei test – ha spiegato Aurisicchio – è dimostrare che il vaccino è in grado di indurre una risposta immunitaria e proteggere i gatti. In questo modo si può eliminare un possibile serbatoio del virus. Lo stesso approccio potrebbe essere applicato ai visoni”.

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