Luigi Di Maio, intervistato dal Corriere della Sera, si espone su rimpasto, Recovery Fund, Mes e patrimoniale. Sulla patrimoniale avrebbe affermato: “Mi preoccupa lo sfrenato bisogno di visibilità di qualcuno che improvvisa una proposta di patrimoniale in questo momento. Le pare normale? Praticamente vogliono tassare il ceto medio”.
In un’intervista al Corriere della Sera il ministro degli Esteri Luigi Di Maio avrebbe detto la sua sui numerosi temi di attualità e sulle tante sfide che dovrà affrontare a breve il governo. “Mi preoccupa il veto di alcuni Paesi Ue sul Recovery, mi preoccupano i contagi, mi preoccupano le imprese che chiedono, giustamente, risposte, mi preoccupa l’incertezza delle famiglie, i consumi”. Di Maio di fronte a tutto questo ribadisce, però, il suo no al Fondo Salva-Stati: “Ancora stiamo parlando del Mes? Non ci sono i numeri in Parlamento, finché il M5S sarà al governo il Mes non metterà piede in Italia. Nell’Ue, peraltro, non lo ha chiesto nessuno, questo è un dibattito solo italiano. Concentriamoci sul Recovery, lo stesso premier Conte ha ribadito più volte che è il Recovery lo strumento su cui l’Italia e molti altri Paesi Ue stanno puntando”. Di Maio si augura che per il Recovery Plan un coinvolgimento in ruoli decisionali anche di “imprenditori, che rappresentano la spina dorsale della nostra economia reale”. Ma tra le tante cose che preoccupano il ministro, c’è anche la patrimoniale.
Il M5s non sosterrà la patrimoniale, dice Di Maio
Secondo il ministro non sarebbe altro che la manifestazione dello “sfrenato bisogno di visibilità di qualcuno che improvvisa una proposta di patrimoniale in questo momento. Le pare normale? Praticamente vogliono tassare il ceto medio”. Poi ancora: “A qualcuno sfuggono gli effetti depressivi di un simile intervento. Non si può tassare in questo momento chi crea posti di lavoro, ma non solo, con questo approccio si finirebbe per colpire soprattutto il ceto medio-basso. Guardi che la patrimoniale, quanto a prelievo, non è diversa dall’imposta sul reddito. Gran parte della ricchezza degli italiani è investita in immobili e altre attività finanziarie e una tassa sui risparmi produrrebbe un crollo del valore delle case. Il M5S non sosterrà mai una simile iniziativa”.
Patrimoniale, la proposta
Negli ultimi giorni la patrimoniale è entrata all’interno del dibattito pubblico. A focalizzare l’attenzione su questa misura, una proposta di alcuni esponenti del Pd e di Liberi e Uguali, a firma di Nicola Fratoianni e Matteo Orfini, che prevede di tassare i patrimoni dei più abbienti detassando – contestualmente – i meno abbienti. Insomma, la proposta prevede una redistribuzione delle tasse. La tassa patrimoniale viene calcolata sulla base della ricchezza. L’idea è di aumentare il carico fiscale per i ceti più abbienti della popolazione, in modo da ottenere risorse da reinvestire e appiattire – per quanto possibile – le disuguaglianze.
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L’aliquota progressiva
Più nel dettaglio, la proposta a firma Pd e Leu prevede l’abolizione dell’Imu e della imposta di bollo sui conti correnti e di deposito titoli. Le due misure, tuttavia, andrebbero sostituite dal primo gennaio 2021 con un’aliquota progressiva minima dello 0,2% sui grandi patrimoni. La progressività si traduce in: aliquota dello 0,2% per patrimoni tra i 500 mila euro e il milione; dello 0,5% tra il milione e i 5 milioni; del 2% al di sopra dei 50 milioni; e fino al 3% (ma solo per il 2021) per i patrimoni sopra il miliardo di euro. La base imponibile viene calcolata “da una ricchezza netta superiore a 500.000 euro derivante dalla somma delle attività mobiliari ed immobiliari al netto delle passività finanziarie, posseduta ovvero detenuta sia in Italia che all’estero, da persone fisiche”. Questa manovra andrebbe a fornire le risorse necessarie per alleggerire il carico fiscale su tutti coloro che possiedono meno di 500 mila euro.
La posizione favorevole del Fondo monetario internazionale
Stando a una simulazione presentata dal Fatto Quotidiano, un’aliquota del 2% sui patrimoni sopra i 50 milioni e del 3% sui patrimoni sopra il miliardo produrrebbe un ricavo di 10 miliardi di euro all’anno, andando a toccare circa 3mila persone, i pochi molto abbienti. A consigliare misure di questo tipo – al vaglio anche in altri paesi – è anche il Fondo monetario internazionale. Lo scorso gennaio la direttrice Kristalina Georgieva avrebbe ribadito: “La tassazione progressiva è una componente chiave di una politica fiscale efficace. In cima alla distribuzione del reddito, la nostra ricerca mostra che le aliquote fiscali marginali possono essere aumentate senza sacrificare la crescita economica“.
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Insomma, il Fondo monetario internazionale ribadisce: oltre una certa soglia, tassare la ricchezza non comporta necessariamente una contrazione della crescita economica, non comporta risvolti negativi nel mondo dell’economia reale. Sarà che più sale la ricchezza, più sale la possibilità che una grande quantità di risparmi non venga impiegata nell’economia reale, andando a rimpolpare, invece, i grandi asset finanziari?