Coronavirus, italiani confusi dagli esperti spesso in contraddizione tra loro

Troppe interviste, troppe dichiarazioni in contrasto l’una con le altre, diversi i dietrofront dei diretti interessati. In questo modo primari, virologi e altri professionisti della medicina hanno provocato confusione sul tema del Coronavirus.

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Fabrizio Pregliasco è uno dei più coerenti – meteoweek.com

L’epidemia di Coronavirus è presente nel nostro Paese da più di nove mesi. Sono stati tanti e continuano a essere tanti i problemi per gli italiani. In primis quelli relativi agli oltre 51mila morti e alle centinaia di persone ricoverate in ospedale, in lotta contro questo virus. E poi ci sono le difficoltà degli imprenditori o dei comuni cittadini, costretti a restare a casa per vivere una vita chiaramente diversa dal solito. Ma uno dei problemi che emergono da questo periodo complicato viene portato da chi, in realtà, dovrebbe dare sollievo almeno a parole.

Stiamo parlando dei virologi e dei vari esperti che, dal mese di febbraio scorso, rilasciano dichiarazioni cercando di portare la propria esperienza e la propria preparazione al servizio degli italiani. Ma il rischio che si corre, trattandosi comunque di persone diverse con gradi di conoscenza diversi del Coronavirus, è quello di provocare più confusione che informazione. Di questo aspetto si sono occupati gli 80 esperti di Reputation Science, i quali hanno condotto uno studio molto interessante. Da questo si apprende che parla più spesso di Covid in TV e nei giornali.

Ma l’altro aspetto interessante di questa indagine riguarda il “fattore coerenza“. Si tratta del “peso” dato alle varie dichiarazioni dei singoli esperti, facendo un confronto con le interviste rilasciate in precedenza. Dal lavoro svolto da Reputation Science si è appreso che, in questi oltre 300 giorni di Coronavirus, ogni giorno gli utenti del web hanno avuto a che fare con oltre 230 contenuti generati dagli esperti. Il tutto per un totale di oltre 70mila contenuti. Un numero enorme di informazioni fatte passare attraverso le interviste. Ma il sentimento più diffuso tra gli italiani è la confusione.

Troppe interviste sul Coronavirus

E a parlarle è stato il presidente di Reputation Science, Auro Palomba. Il capo dell’associazione che ha svolto questa indagine ha fatto capire che questa moltitudine di informazioni e interviste non ha dato una mano agli italiani nell’affrontare l’epidemia: “Questo eccesso di voci continue, sovrapposte e contrapposte ha sortito l’effetto di disorientare ulteiormente. È chiaro che si tratta di una situazione inedita, però chiunque parli deve tenere conto degli effetti che le sue parole potranno sortire. Come cittadini abbiamo sentito che era nostro dovere analizzare quanto stava accadendo“.

Ma come abbiamo detto, non è solo la moltitudine di informazioni fatte passare dagli esperti a complicare la conoscenza del tema del Coronavirus. Il problema più grave riguarda proprio l’incoerenza dei diretti interessati, ovvero il modo in cui in molti hanno cambiato approccio nel corso di questa lunga e dura pandemia. In tal senso potrebbe essere stato ancor più complicato, per gli italiani, gestire questo numero gigantesco di interviste, che si ripetono ormai ogni giorno. Nell’indagine di Reputation Science trovano spazio oltre 120 dichiarazioni che hanno avuto impatto mediatico significativo.

Sul report pubblicato dopo lo svolgimento dell’indagine, Reputation Science spiega che “le oltre 120 dichiarazioni rilasciate ai media e analizzate dallo studio sono state analizzate attraverso due indici numerici: l’indice di allerta, cioè l’orientamento prevalente di ciascun esperto rispetto al grado di rigidità delle misure di contenimento da adottare, e il grado di coerenza tra le varie opinioni espresse nel tempo da ciascuno“. In base a questi due parametri sono state stilate delle classifiche: le più interessanti sono quelle relative alle interviste svolte e al livello di coerenza degli esperti.

La classifica secondo l’indice di allerta e l’indice di coerenza – meteoweek.com

Esperti promossi ed esperti bocciati

Stando proprio all’indice di coerenza, il migliore è risultato essere Fabrizio Pregliasco, virologo che in una scala da 1 a 10 presenta un indice di 9,67. Al secondo posto troviamo Franco Locatelli, il presidente dell’Istituto superiore di sanità che ha un indice di coerenza del 9,11. Dopodichè c’è un piccolo gap fino ad arrivare a Matteo Bassetti: le sue argomentazioni sono state spesso discusse, ma il grado di coerenza è molto alto e raggiunge quota 8,02. Il primario dell’ospedale Sacco di Milano Massimo Galli è in quarta posizione (7,57), mentre a chiudere la Top Five è Antonella Viola (7,49).

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Pregliasco è al comando anche della classifica dell’indice di allerta, catalogato in una scala da -5 a +5. In questo caso il direttore sanitario del “Galeazzi” di Milano si porta a quota 4,45. Walter Ricciardi è in seconda posizione a quota 4, mentre l’indice di 3,80 vale a Massimo Galli la terza posizione. Con il segno ‘meno’ troviamo Maria Rita Gismondo, Alberto Zangrillo e Matteo Bassetti. Andrea Crisanti e Walter Ricciardi sono gli esperti con più share nel periodo tra giugno e novembre, dopo che nel primo trimestre aveva spopolato Roberto Burioni.

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Il presidente di Reputation Science Auro Palomba sostiene che “dalle analisi emerge in modo molto chiaro come il flusso di comunicazione innescato dagli esperti sia stato eccessivo e incoerente“. Per questo motivo ritiene che sia “più che mai necessario comprendere in modo chiaro i meccanismi della comunicazione, il peso che singole parole e messaggi più articolati possono avere sulla percezione e sui livelli di ansia delle persone, già sottoposte a forti pressioni dal contesto attuale“. Palomba sostiene che “stiamo assistendo a molti singoli professionisti che stanno utilizzato la ribalta mediatica per promozione personale e ad un gruppo di esperti che sta progressivamente perdendo la propria capacità di svolgere un ruolo di guida“.

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