Possibile ma improbabile, per il farmacologo Silvio Garattini, la somministrazione del vaccino anti Covid-19 già da gennaio. Il “pasticcio” di AstraZeneca: “Non è così che si fa scienza”.
Secondo Silvio Garattini, farmacologo e presidente dell’Istituto Mario Negri di Milano, le previsioni in merito alla somministrazione dei vaccini anti Covid-19 sono fin troppo ottimistiche. Come spiegato in una recente intervista per Il Messaggero, infatti, Garattini ritiene sia improbabile che già dal prossimo gennaio si potrà procedere con le vaccinazioni, quanto meno non con le dosi prodotte in collaborazione da AstraZeneca, dall’Università di Oxford e dall’azienda Irbm di Pomezia.
Per Silvio Garattini, in buona sostanza, “aspetteremo un po’ di più, specialmente dopo quest’ultimo pasticcio“. E per pasticcio il professore intende chiaramente l’errore dei dosaggi, ammesso da AstraZeneca stessa. Un imprevisto, questo, che tuttavia può succedere “quando si fa ricerca scientifica”.
Tant’è che il professore storce il naso, in realtà, più sul disastro comunicativo effettuato dall’azienda: “Non si può e non si devono divulgare informazioni così importanti, in un contesto delicato come quello creato da questa pandemia, tramite comunicati stampa o interviste sui media. Abbiamo bisogno di pubblicazioni scientifiche su riviste serie e non annunci più o meno propagandistici”, ha infatti evidenziato Garattini; perché “non è così che si fa la scienza”.
Non tutto è andato secondo i piani di AstraZeneca. Ma a peggiorare la situazione, spiega ancora il professore, è l’approccio comunicativo (sbagliato) che l’azienda stessa ha attuato in pieno clima pandemico. Secondo quanto ricostruito, comunque, pare che “all’inizio della sperimentazione di fase III abbiano sbagliato le dosi somministrate ai soggetti, che ne hanno ricevuta una metà anziché la dose intera”. “Ed è sulla base di questo dosaggio errato che i ricercatori hanno registrato un’efficacia maggiore del vaccino”, ha spiegato Garattini.
Eppure, ha sottolineato ancora l’esperto, dato che l’azienda non ha divulgato notizie chiare in merito alla questione, non è nemmeno chiaro se il vaccino in fase di sviluppo funzioni meglio con un basso dosaggio. Ad ogni modo – e su questo rassicura – non è tutto da buttare, anzi: la sperimentazione certamente non deve essere rifatta da capo. “Come annunciato da AstraZeneca partirà un nuovo trial, che sarà condotto in tempi brevi, che ha proprio l’obiettivo di fare chiarezza”, ha sottolineato il professore.
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Anche tenendo conto di un quadro del genere, dunque, Garattini è assolutamente scettico sull’inizio della vaccinazione a partire dal mese di gennaio 2021. “Francamente ritengo più opportuno iniziare magari le vaccinazioni un mese dopo avendo in mano tutti i dati, che un mese prima con qualche incertezza”, ha poi evidenziato. Per incertezza, però, non intende il rischio che il vaccino non sia sicuro o non funzioni. “Non penso affatto che si verificherà uno stravolgimento di questo tipo. Ma con pasticci comunicativi di questo tipo, è una domanda che si faranno miliardi di persone in tutto il mondo”, ha spiegato ai giornalisti l’esperto.
Ed è anche per questo motivo, allora, che sarebbe importante l’intervento del governo anche per quanto riguarda la gestione comunicativa di informazioni relative alla ricerca e ai vaccini. E, considerando “che questi vaccini hanno ricevuto finanziamenti pubblici sostanziosi, i governi possono, anzi devono pretendere dalle aziende che i risultati delle sperimentazioni vengano pubblicati per intero su riviste scientifiche“. Così che in questo modo, magari, si riesca a metter fine a “questa assurda” e controproducente “gara a chi arriva prima”.
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