Papa Francesco tirato in ballo durante il processo - meteoweek.com
Tre uomini aborigeni hanno citato in giudizio Papa Francesco, l’arcivescovo di Melbourne Peter Comensoli e l’arcidiocesi di Melbourne. Furono oggetto da bambini di atti di pedofilia da parte del prete Michael Glennon.
Spunta anche il nome di Papa Francesco nel processo per pedofilia, attualmente in corso in Australia. A pronunciarlo sono stati tre uomini aborigeni, che al cospetto dei giudici della Corte Suprema dello Stato di Victoria si sono ritrovati a deporre. Sarebbero loro i principali accusatori del prete Michael Glennon, sul quale pende il capo di accusa, per l’appunto, di abusi sessuali ai danni di minori. I tre uomini hanno denunciato il prete, il quale abusò di loro in età ancora infantile. E nel corso della loro deposizione, come detto, è venuto fuori il nome del Pontefice.
Oltre al Santo Padre, i tre grandi accusatori hanno tirato in ballo anche l’arcivescovo di Melbourne Peter Comensoli e la stessa arcidiocesi di Melbourne. Ma perchè Papa Francesco viene tirato in ballo in un processo per pedofilia in corso di svolgimento in Australia? I tre uomini aborigeni, nella loro deposizione, hanno sostenuto che il Vaticano – e quindi anche il Pontefice – fosse a conoscenza dei reati commessi contro i minori dal padre Michael Glennon. Nonostante questa consapevolezza della condotta scorretta da parte del sacerdote, però, nessuno si è mosso per spretarlo.
Tra le altre cose, Michael Glennon è stato condannato a due anni di carcere nel lontano 1978. Il reato contestato è sempre lo stesso, ovvero abusi e violenze sessuali commessi all’epoca dei fatti su ben 15 minori. A rendere nota la citazione in giudizio del papa sono i colleghi del Sydney Morning Herald. Sul noto quotidiano australiano si legge anche che questo è il primo caso conosciuto in Australia in cui vittime di abusi commessi dal clero chiamino a rispondere il Pontefice. La motivazione è legata al mancato intervento della Chiesa in azioni decise contro gli autori di atti di pedofilia.
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Qualora il caso in questione dovesse andare in porto, sarebbe anche la prima volta in cui un tribunale in Australia punisce anche la Chiesa. Si tratterebbe in ogni caso di un giudizio distinto dall’obbligo di risarcire le vittime. Tornando alla deposizione dei tre querelanti, questi non possono essere identificati ma hanno affermato di aver subìto impatti significativi e causati dagli abusi sessuali di Michael Glennon. Tutto ciò ha avuto ancora delle conseguenze e ha portato i tre aborigeni alla tossicodipendenza e al rimanere senza una casa e senza un lavoro.
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Angela Sdrinis, avvocato dei tre uomini che hanno tirato in ballo anche il Papa, ha deciso di scagliarsi in maniera diretta contro la Chiesa. “Si tratta di fare in modo che il Papa e il Vaticano accettino le proprie responsabilità – ha dichiarato – . Quale possibile scusa possono avanzare per non aver riportato Glennon allo stato laico?”. Una richiesta che ha comunque il suo fondamento, visto che la condanna del sacerdote è arrivata oltre 40 anni fa. Nessuno dal Vaticano, però, ha mosso un dito contro uno dei casi più acclarati di pedofilia nel mondo della Chiesa.
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