E proprio a proposito di strumenti di sostegno a disposizione dei paesi europei, tra questi c’è anche il Recovery Fund, sul quale Polonia e Ungheria hanno posto il veto il 16 novembre. I due paesi rifiutano che l’erogazione dei fondi sia subordinata al rispetto dello stato di diritto. Le Marie commentando la situazione afferma: “Mi rammarico profondamente di questo stallo che non è nell’interesse di nessuno”. Uno stallo che ha provocato numerosi ritardi nell’approvazione (ancora rinviata) del Next Generation Eu, a cui si sommano i presunti ritardi dell’Italia nel presentare il piano: “È sempre difficile progettare un piano di rilancio con progetti che possano essere spesi velocemente”. Sull’idea di cancellare il debito pubblico legato alla crisi del Covid: “Penso che debba essere trattato separatamente, perché deriva da una situazione eccezionale, ma che debba essere rimborsato”.
E proprio sul Mes torna a dividersi la maggioranza. Si fanno sempre più forti le pressioni del ministro della Salute Roberto Speranza per incentivare una adesione al Mes e a ogni strumento di supporto per superare la crisi. Presentando un piano al Parlamento per riprogrammare il modello di spesa sanitaria, Speranza avrebbe sottolineato l’idea di finanziarlo “con tutte le leve di cui disponiamo, con il Bilancio dello Stato, il Recovery fund e il Mes, che per me è uno strumento a cui bisogna guardare con assoluta serenità”. Sulla questione, immediata la risposta del premier Giuseppe Conte durante la conferenza stampa da Palma di Maiorca: “Comprendo che il ministro della Salute possa auspicare nuove risorse, il problema non è nello strumento ma nelle risorse. Già nella legge di bilancio ci sono cospicue risorse, nel Recovery Plan ci saranno cospicue risorse per il sistema sanitario. C’è un piano di rafforzamento della sanità, faremo in modo che le risorse siano adeguate“.
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I due fronti sul Mes
Il fronte pro-Mes, però, nel frattempo si fa sempre più consistente. Commenta anche il vicesegretario Pd Andrea Orlando, che afferma: “Il Mes va assolutamente preso in considerazione e utilizzato”. Fa eco Italia Viva e, dall’opposizione, Forza Italia. Dall’altro lato, la posizione del M5s resta fermamente contraria. Addirittura, come riportato dal Fatto Quotidiano, se il Mes dovesse approdare in Parlamento la maggioranza rischierebbe di spaccarsi. Uno stallo pericoloso, viste le tempistiche: il vertice dei ministri dell’Economia dell’Ue (Ecofin) il 30 novembre dovrebbe dare il via libera finale, preliminare alla firma formale del trattato in programma il 27 gennaio, alla riforma.