Il nuovo Coronavirus muta: favorita la trasmissione, ma non l’aggressività

Come emerso dalle ultime ricerche sul nuovo coronavirus, il Sars-CoV-2 muta – come del resto tutti i virus. Gli esperti però rassicurano sulle mutazioni: queste possono favorirne la trasmissione, sì, ma non l’aggressività e la pericolosità.

il coronavirus muta - meteoweek
il nuovo coronavirus muta, ma non deve preoccupare – meteoweek

Il coronavirus Sars-CoV-2 muta, come del resto mutano tutti i virus. Tuttavia, come spiegato in un articolo del Corriere, questo nuovo coronavirus muta dalle 5 alle 10 volte in meno rispetto ai virus dell’influenza e dell’epatite C, per via del “sistema di riparo” intrinseco al suo genoma, e che permette quindi di correggere gli “errori” che avvengono nel processo di replicazione. Secondo le ricerche portate avanti finora, inoltre, il coronavirus responsabile della pandemia sarebbe mutato sei volte – o meglio, si è conoscenza per ora di sei sottogruppi diversi imparentati col ceppo partito dalla città di Wuhan.

Il Sars-CoV-2 muta, ma non deve preoccupare

Ad ogni modo, tali mutazioni non avrebbero effetto sull’aggressività del virus, quanto sulla sua capacità di trasmissione. Al momento, comunque, solo una mutazione ha mostrato di offrire al virus un vantaggio da quest’ultimo punto di vista, e si tratterebbe della D614G: una modifica, questa, che rende il Covid-19 più contagioso ma non più mortale o pericoloso. E che potrebbe aver reso anche per questo la seconda ondata di contagi più massiccia e importante di quanto non ci si potesse aspettare.

Dal fronte vaccini, comunque, pare non sia compromesso il fattore dell’efficacia. Come spiegato sempre dal Corriere, infatti, i genetisti dell’Ucl si dicono “ottimisti sull’efficacia dei vaccini” e sulle capacità di “segnalare la presenza di mutazioni per eventuali aggiornamenti dei vaccini”. In particolare, i primi tre candidati che verranno somministrati nei primi mesi del 2021 pare sappiano produrre anticorpi neutralizzanti contro l’infezione anche nei confronti dei diversi ceppi di Sars-CoV-2 circolanti.


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Come poi confermato dalle ultime ricerche, è stata confermata l’origine animale del nuovo coronavirus. Ancora in corso di indagine è l’effettivo salto di specie, che l’ha fatto trasferire dai pipistrelli all’organismo umano; ma come spiegato da Giorgio Palù, professore emerito di virologia all’università di Padova e dell’agenzia italiana del farmaco (Aifa), “il suo comportamento ci fa pensare che il coronavirus intende permanere nella specie umana e di non voler estinguersi. Sta continuando il suo percorso di adattamento e tutto fa pensare che voglia trovare una forma di convivenza con noi”.


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Inoltre, si è anche parlato di una variante di Sars-CoV-2 trasmessa dai visioni all’uomo. Si tratta di quanto scoperto in un allevamento in Danimarca, dove si sono verificati 12 casi di infezione non grave tra gli operatori del settore, contagiati dagli animali. Il ministero della Sanità danese ha assicurato che tale variante del virus, detta cluster 5, non è più in circolazione. Eppure, sebbene in Italia non siano stati segnalati casi di questo tipo, il ministero della Salute ha sospeso tutte le attività negli allevamenti di visoni fino a febbraio 2021.

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