L’inchiesta sulla morte di Sissy Trovato Mazza, agente di polizia penitenziaria trovata in un ascensore dell’ospedale Civile di Venezia con un colpo di pistola alla testa, non è chiusa. Il gip non crede al suicidio. Intanto, spunta un altro testimone mai ascoltato dal pm.
La verità sulla morte di Sissy Trovato Mazza non è ancora venuta alla luce. L’agente di polizia penitenziaria del carcere femminile di Giudecca è stata trovata in fin di vita l’1 novembre 2016 nell’ascensore dell’ospedale civile di Venezia. Si era recata in mattinata all’ospedale civile di Venezia per fare visita ad una detenuta che aveva appena partorito. Era sorridente e aveva giocato con la neonata. Quando si dirige verso l’ascensore del primo piano non entra subito, sembra attendere qualcuno. Poi il suono sordo di un unico sparo. A trapassarle il cranio un colpo di arma da fuoco. Il corpo della donna si trascina per terra. Nessuno sembrerebbe aver visto la scena.
Sissy Trovato Mazza entrò in coma e morì il 12 gennaio 2019, dopo oltre due anni dallo sparo. Secondo l’accusa a fare fuoco con la pistola di ordinanza fu la poliziotta stessa. Per questo a seguito della morte fu aperta un’inchiesta per istigazione al suicidio. La famiglia della ventottenne, tuttavia, non crede a tale ipotesi. La poliziotta non aveva mai dato segni di squilibrio, né tanto meno quella mattina. Il caso dunque non è ancora chiuso. Lo ha confermato il gip del Tribunale di Venezia.
“La richiesta di archiviazione del pm non può trovare accoglimento“, questa la decisione del gip di Venezia, Barbara Lancieri. Si continuerà ad indagare sulla misteriosa morte di Sissy Trovato Mazza. Le ombre sulla vicenda sono ancora troppe. Lo continua a ribadire anche la famiglia della ventottenne, assistita dall’avvocato Eugenio Pini. Per i tecnici nominati da quest’ultimo in rappresentanza della parte civile la ricostruzione della dinamica effettuata sarebbe errata. La vittima non sarebbe stata sola nell’ascensore.
Il gip Barbara Lancieri ritiene che il pm non abbia adeguatamente valutato tale ipotesi. Secondo il consulente della famiglia, il generale Luciano Garofano, infatti, è impossibile che Sissy Trovato Mazza si sia sparata da sola in quanto non sono state rinvenute tracce di sangue da retroproiezione sul corpo e sulla pistola. “Egli ipotizza che l’omicida si sia posto nell’angolo destro della cabina e abbia esploso il colpo che ha ucciso Mazza. La presenza della sagoma dell’assassino avrebbe impedito alle particelle ematiche di diffondersi su quella parete, lasciando in qualche modo una traccia della sua presenza“, ha scritto il gip.
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La famiglia di Sissy Trovato Mazza ritiene che l’agente di polizia penitenziaria sia stata uccisa. La ventottenne aveva infatti segnalato ai suoi superiori alcuni comportamenti non adeguati ad opera di alcune colleghe nei confronti delle detenute, nonché un giro di stupefacenti in atto all’interno del carcere femminile di Giudecca. Ad ucciderla, dunque, secondo la parte civile potrebbe essere stata proprio una delle colleghe.
La sorella della vittima, a tal proposito, ha denunciato l’esistenza di una testimone mai ascoltata dal pm. Si tratta della collega Assunta Quadrano. La poliziotta le avrebbe confessato che un’altra secondina “avrebbe molestato sessualmente Maria Teresa Trovato Mazza“. Quest’ultima la avrebbe dunque minacciata di denunciare il tutto. “Allora la collega le avrebbe teso una trappola, attirandola all’ospedale civile di Venezia e l’avrebbe messa a tacere“, così scrive il gip Barbara Lancieri ripercorrendo la testimonianza della parte civile. “In questo senso – conclude – andrà sentita Quadrano al fine di verificare se realmente abbaia notizie di fatti rilevanti“.
Per questa ragione il gip ha rigettato l’archiviazione del caso chiedendo ulteriori indagini. La medesima richiesta è arrivata da Luciano Garofano. Il consulente della famiglia di Sissy Trovato Mazza non soltanto ha chiesto che venga ascoltata Assunta Quadrano, ma anche che vengano effettuati nuovi approfondimenti sulle celle telefoniche e i tabulati del cellulare della vittima, nonché che venga rivista la scena del crimine.
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