Il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia è intervenuto a La vita in diretta su Rai1, commentando l’intero dibattito sull’emergenza coronavirus: “Molti italiani non ci saranno più il prossimo Natale”. Poi ancora: “Discutere di cenoni e feste con 600 morti al giorno è davvero fuori luogo”.
In Italia si abbassano i contagi, ma restano preoccupanti i decessi. Un triste primato che il paese non riesce a scollarsi di dosso. Solo nella giornata di ieri – 23 novembre – i decessi registrati sono stati 630. All’interno di questo quadro, tra dichiarazioni sui vaccini e prospettive future, il dibattito pubblico torna spesso sulle prossime misure previste il 3 dicembre. E torna spesso sulla fisionomia che assumerà il Natale in Italia nell’era Covid. Una preoccupazione che non riguarda solamente chi avrebbe voglia di passare le festività in famiglia, ma anche chi riversa nel Natale l’unica speranza di sollevare i profitti inabissati del 2020. E proprio in merito al dibattito sul Natale è intervenuto il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. Intervistato a La Vita in diretta, su Rai1, il ministro avrebbe lanciato un invito: il paese deve tenere duro, preservare il “senso di comunità” e ricordare che “molti italiani non ci saranno più il prossimo Natale“. A proposito delle pressanti richieste di riaprire, il ministro avrebbe commentato: “Discutere di cenoni e feste con 600-700 morti al giorno lo trovo davvero fuori luogo”.
E ancora, di fronte alla richiesta di alcune regioni di riaprire le piste da sci, il ministro avrebbe commentato: “Oggi non ci sono le condizioni”. La richiesta è venuta anche dal presidente della regione Veneto Luca Zaia, che sulla stagione sciistica ha affermato: “I nostri tecnici hanno stilato un documento con le prescrizioni che se adottate e seguite con scrupolo possono consentire l’avvio regolare della stagione sciistica. Adesso sottoporremo le nostre linee guida al Cts”. Sulle pressioni per salvare la stagione invernale Boccia commenta: alcune regioni “hanno consegnato delle linee guida sulle quali ci confronteremo quando ci saranno le condizioni per riaprire, oggi non ci sono. Valuteremo nel prossimo Dpcm se ci saranno le condizioni e per fare cosa”.
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Sulla questione riaperture Francesco Boccia non molla e ricorda i 50mila morti italiani dall’inizio della pandemia. Numeri che impongono di porre fine a questo incubo, con costanza: “Mai come in questo momento sentiamo il dovere di evitare una terza ondata, che non significa chiudersi in casa ma consentire agli operatori sanitari di fare al meglio il loro lavoro”. Ma per questo è necessaria unità: “Non dobbiamo perdere il senso di comunità, quello che è venuto fuori nella prima ondata e che ci ha consentito anche di dimostrare che il Paese ha una capacità di reazione molto forte”. Poi ancora: “So che è dura, per le famiglie, per i ragazzi che vanno a scuola, per i lavoratori sanitari e per tutti quanti noi. Però dobbiamo reggere ancora questo mese, dobbiamo tenerci per mano e sono sicuro che vinceremo e ne usciremo più forti di prima. Ma non dobbiamo farci abbattere e perdere il senso di comunità che fa dell’Italia il Paese eccezionale che è”.
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Intanto a proposito dei provvedimenti di Natale emergono ulteriori indiscrezioni sulle linee che il governo potrebbe adottare. Un’ipotesi abbastanza accreditata riguarda gli spostamenti consentiti solo tra regioni in fascia gialla. L’idea è di non “ripetere quanto accaduto la scorsa estate”. Inoltre, si pensa anche a una norma in grado di consentire il ricongiungimento famigliare (anche in zone rosse o arancioni), ma solo per stretti gradi di parentela: genitori e figli, coniugi, partner. Ma anche su questo arrivano le affermazioni del ministro Boccia, proprio a proposito degli spostamenti tra regioni: “Di certo io sono fermamente contrario a spostamenti come quelli che ci sono stati nell’estate”.
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