Coronavirus, L’Aquila come Bergamo? “Viviamo un secondo terremoto”. Il timore è quello di divenire una nuova “Bergamo”
La seconda ondata di Covid che ha investito l’Italia ha colpito duro anche L’Aquila, capoluogo d’Abruzzo, tanto da far temere di divenire una nuova Bergamo. “Questo è a tutti gli effetti un secondo terremoto”. La città, infatti, già provata dal terribile terremoto del 6 aprile 2009, quando stava iniziando a rinascere sia a livello di ricostruzione sia dal punto di vista economico e sociale, ha subìto il “flagello” Covid. Sono i numeri a certificarlo, tant’è che fino al 2 ottobre si poteva definire per lo più Covid-free, avendo superato molto bene la primissima fase: 124 casi totali. E invece, in neanche due mesi i numeri hanno raggiunto quota 3.457, sfiorando gli 8 mila se si guarda a tutta la provincia. Si tratta di un terzo dei contagi della regione, in un territorio meno popolato.
Questi numeri hanno spinto il governatore della Regione ad auto-proclamare l’Abruzzo “zona rossa” prima che fosse il Ministero della Salute a prendere tale decisione. Tra i provvedimenti presi, l’organizzazione di uno screening di massa con test rapidi su tutta la popolazione provinciale, che vedrà testare più di 300 mila persone in 108 comuni, entro i prossimi 15 giorni.
Giorni davvero duri per L’Aquila che hanno ricordato quelli del 2009, tant’è che il governatore Marsilio ha fatto un paragone che non è passato inosservato: “È come Bergamo nella prima fase”. Morti, ospedale bloccato, ricerca disperata di posti letto, terapie intensive sature, pazienti fermi al Pronto soccorso o in ambulanza e molto altro. Tanti gli anziani deceduti:57 nella zona cittadina (e tutti nella seconda ondata) e 164 in tutta provincia.
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Si tratta di 50 giorni iniziati nel fine settimana tra il 3 e il 4 ottobre. Sembra che a far accendere la miccia siano state un paio di feste nei locali più la ripresa delle lezioni, il 24 settembre: tutto questo avrebbe fatto impennare la curva dei contagi. Attualmente, un aquilano su 10 combatte contro il virus mentre 1 su 35 l’ha contratto. L’economia va giù con i negozi che avevano aperto in centro storico, ormai proprio come accadde dopo il noto 6 aprile. I commercianti chiedono di essere aiutati, mentre il sindaco Biondi sostiene che “il disorientamento è raddoppiato per un progetto di rinascita che vedevamo finalmente realizzato e messo ancora a rischio. Come nel 2009, ci vogliono razionalità e capacità di guardare oltre“. Secondo lo psichiatra Massimo Casacchia, il sisma dovrebbe “aver insegnato che si può riprendere a vivere, pur nelle difficoltà emotive ed economiche. Non siamo noi a definire il destino, ma possiamo imparare a gestirlo“. Intanto gli aquilani devono affrontare l’ennesima ricostruzione.
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