AstraZeneca ha annunciato che nel 2021 potrebbe mettere a disposizione 3 miliardi di dosi del vaccino contro il Covid-19. Ad oggi, tuttavia, ha l’efficacia più bassa tra quelli in fase di sperimentazione.
La corsa al vaccino contro il Covid-19 prosegue ed ha un numero rilevante di partecipanti. Pfizer-BionTech e Moderna nei giorni scorsi hanno annunciato risultati soddisfacenti nella fase 3 di sperimentazione, che è in dirittura di arrivo. Le loro cure, realizzate con la tecnica innovativa dell’Rna messaggero, si stima possano avere una efficacia intorno al 95%. È ancora un passo indietro, invece, AstraZeneca. L’azienda britannica, che sta lavorando alla produzione del vaccino insieme all’Università di Oxford e all’Irbm di Pomezia, infatti, ha annunciato che l’efficacia al momento si attesta al 70%. Un livello che supera la soglia minima per l’approvazione, seppure più basso rispetto a quello degli altri vaccini. Esso, inoltre, avrebbe alcuni vantaggi rispetto a questi ultimi.
La sperimentazione del vaccino di AstraZeneca
AstraZeneca sta effettuando diverse prove sui regimi di dosaggio per migliorare l’efficacia del vaccino, attualmente al 70%. Gli esperti hanno sottolineato però che questo livello è soltanto una media di due esperimenti. Nel caso di somministrazione di una dose piena e una mezza a distanza di almeno un mese, infatti, l’efficacia raggiunge il 90%. Al contrario, somministrando due dosi piene a distanza di un mese, si ferma al 62%. In entrambi i casi, tuttavia, i volontari della sperimentazione, effettuata in Gran Bretagna e Brasile, non hanno manifestato un quadro clinico complesso legato al Covid-19 né hanno avuto bisogno di ospedalizzazione.
Nell’attesa di terminare la fase 3 di sperimentazione e avere i risultati definitivi e dunque poter richiedere l’approvazione, intanto, l’azienda britannica ha effettuato una stima della produzione delle dosi. Nel 2021 potrebbero essere rese disponibili ben 3 miliardi di dosi. Inoltre, AstraZeneca ha sottolineato che “il vaccino anti-Covid AZD1222 può essere conservato, trasportato e maneggiato a normali condizioni di refrigerazione (2-8 gradi Celsius) per almeno 6 mesi e somministrato all’interno di strutture sanitarie esistenti”.
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Quest’ultimo fattore rende il vaccino AstraZeneca più interessante rispetto agli altri. Sia il Pfizer-BionTech sia il Moderna, infatti, sono vulnerabili alla degradazione a temperatura ambiente. Per questo è necessario che le dosi vengano congelate temperature estremamente basse. Circa -70°C nel primo caso e almeno -20°C nel secondo. Le possibilità dei dispositivi di stoccaggio in ospedali e farmacie in Europa e nel resto dei Paesi sviluppati, soprattutto nel caso del Pfizer-BionTech, sono di molto al di sotto.
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La situazione per i Paesi più poveri è ancora peggiore. Reperire le risorse per trasportare e conservare il vaccino a temperature così basse risulta sostanzialmente impossibile. Per questa ragione AstraZeneca punta a tale mercato, in modo da mettere una cura a disposizione di chiunque. Il vaccino dell’azienda britannica, inoltre, ha il vantaggio di essere anche più economico. Un altro punto a favore rispetto agli altri due per quanto riguarda il mercato dei Paesi a basso reddito, ma non solo.