Gli italiani hanno risposto a un sondaggio, in merito all’influenza della mafia al tempo del coronavirus. I partecipanti hanno sottolineato anche un aumento della corruzione, causata dalle difficoltà di commercianti e imprenditori.
La mafia e il Covid possono avere diverse cose in comune. Sono entrambi dei virus particolarmente forti e aggressivi, che possono causare diversi problemi e difficoltà. Ma se da una parte il coronavirus non si è mai visto e si sta cercando di combatterlo, per quanto riguarda la mafia continuano a esserci problemi nello spazzarla via. E stando ai risultati di un sondaggio avviato dall’istituto Demos, i due grandi problemi della cittadinanza italiana degli ultimi mesi sono andati a intersecarsi. Con un risultato abbastanza lampante: il Covid ha aumentato il potere della malavita organizzata.
Su una media di 100 persone intervistate, 55 sono molto d’accordo e addirittura 16 “moltissimo d’accordo” su un assunto. La mafia, dopo l’avvento del Covid nel nostro Paese, ha potuto aumentare ancor di più il proprio potere. Una morsa che si fa sempre più stretta, soprattutto a causa delle difficoltà riscontrate sul lato economico, in particolare per quanto riguarda la piccola e media imprenditoria italiana. E quando parliamo di corruzione, i numeri non cambiano più di tanto. Il 52% degli intervistati sono d’accordo, e il 19% moltissimo d’accordo sulla sua ulteriore diffusione.
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L’istituto Demos, diretto da Ilvo Diamanti, ha raccolto i dati di questo sondaggio. Qui si legge che Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra hanno aumentato in maniera importante il proprio potere in ambito nazionale. E a pagare il prezzo più caro sarebbero stati in particolare i liberi professionisti. Questi, non sempre tutelati dal Governo dal punto di vista del recupero dei guadagni persi in questo nefasto 2020, avrebbero un grado di percezione del fenomeno che si aggira intorno all’80%. Chi si è accorto maggiormente di una più larga diffusione del fenomeno della corruzione sarebbero stati invece gli operai.
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Inoltre, dal sondaggio emerge che gli intervistati hanno ben chiaro in mente il modo in cui dovrebbero essere investiti i fondi europei. Il 75% punta sulla sanità, il 35% invece vorrebbe maggiori investimenti sulla scuola. Ilvo Diamanti, direttore dell’istituto Demos, ha provato a commentare i risultati di questo sondaggio: “Dunque, la crisi pandemica ha accentuato la domanda di sicurezza sociale e personale, attraverso maggiori interventi del (e sul) sistema sanitario. Ma, al tempo stesso, ha spinto a guardare avanti. Verso il futuro. Investendo sulla ricerca, sulla scuola. E, dunque, sulle giovani generazioni“.
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