Mario La Rocca, dirigente generale del dipartimento Pianificazione strategica in Sicilia, ha provato a mettere pressioni. Il ministro Boccia vuole “verificare se c’è il tentativo di aggirare i parametri del monitoraggio”.
Rischia di crearsi un nuovo scandalo a livello politico e sanitario a causa della seconda ondata del Covid-19 e delle regole che ne sono conseguite. Questa volta ci spostiamo in Sicilia, dove un dirigente della Regione ha cercato di mettere pressioni per evitare un ulteriore declassamento. Ricordiamo infatti che l’isola è attualmente in zona arancione, situazione in cui si trova fin dall’inizio del provvedimento di suddivisione del Paese nelle arcinote tre fasce cromatiche. In ogni caso, il timore era legato a un passaggio in zona rossa, per via dello scarno numero di posti letto disponibili.
E così Mario La Rocca ha cercato di mettere le dovute pressioni, in vista del primo controllo previsto dagli ispettori del Governo. Il dirigente generale del dipartimento Pianificazione strategica della Regione Sicilia si è reso protagonista di un messaggio audio che ha destato inevitabila scalpore. “Dev’essere calato tutto il primo step al 15 novembre“, ha detto La Rocca in un messaggio fatto circolare lo scorso 4 novembre. Il motivo è presto detto: “Oggi faranno le valutazioni e in funzione dei posti letto di terapia intensiva decideranno in quale fascia la Sicilia risiede“.
Secondo il dirigente della Regione Sicilia non poteva essere accettabile “che noi si subisca ulteriori restrizioni perché c’è resistenza da parte di qualcuno ad aprire posti letto di terapia intensiva o ordinari“. Dunque si ha chiara sensazione che il dottor La Rocca cercasse di alterare la realtà, in modo che la regione non avesse ripercussioni sul piano regolamentare. Quasi a voler fare capire che la presenza in zona arancione fosse già un prezzo molto caro da pagare per la Sicilia. Ma naturalmente lo scalpore che è derivato da questo messaggio è stato alto.
In primis ha preso la parola Claudio Fava. Il parlamentare, che ha assunto anche il ruolo di presidente della Commissione Antimafia dell’Assemblea Regionale Siciliana, ha provato a indagare sulle parole di La Rocca e ha invocato l’intervento degli ispettori del ministero della Salute. “Che vuol dire – si chiede Fava – ? Che occorreva caricare sul sistema di tracciamento nazionale anche posti letto che non esistono? Che bisognava dare per operativi anche quelli ancora sforniti del personale medico necessario ad una terapia intensiva? Stiamo alterando la realtà per evitare di finire in zona rossa?“.
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Sul caso è intervenuto anche Francesco Boccia. Il ministro per gli affari regionali, spesso al centro di incontri virtuali tra Governo e Regioni, si aspetta che tutti si comportino nel modo giusto in ambito locale: “I cittadini devono poter aver fiducia totale nelle istituzioni, in particolare durante una pandemia che ha messo in crisi il mondo intero. L’audio del dirigente generale del dipartimento pianificazione strategica della Regione siciliana, Mario La Rocca è grave e inaccettabile; non è possibile che ci sia qualcuno che rischia di vanificare gli sforzi fatti in questi mesi. Serve immediata chiarezza. È intollerabile provare ad aggirare i parametri sul monitoraggio dei dati Covid“.
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E poi ha preso la parola lo stesso La Rocca, il quale ha voluto replicare alle accuse delle ultime ore. Le sue dichiarazioni alle agenzie di stampa, però, non cancellano l’onta del suo pessimo tentativo: “Tutti i dati caricati sulla piattaforma Gecos della Regione siciliana sono veritieri, tutti i posti disponibili. Una diversa azione costituirebbe reato. Vadano i Nas a controllare ovunque anche oggi. Basta sciacallaggi e notizie tra il detto e non detto, che hanno la sola funzione di allarmare inutilmente la pubblica opinione“.