L’ex premier sostiene che il problema economico e sociale causato dalla pandemia vada affrontato al più presto. Prodi si è anche detto sorpreso del comportamento dei sindacati sul tema del pubblico impiego.
Romano Prodi invita il Governo a fare qualcosa per un fenomeno che si sta verificando in tutta Italia. Stiamo parlando della disparità tra i lavoratori, che emerge ancor più chiaramente dopo l’avvento dell’epidemia di Covid-19. Secondo l’ex premier, intervistato dai colleghi de Il Messaggero, bisogna fare alle svelta: “Questa necessaria ricucitura non può essere solo affidata alle forze di mercato. Il riequilibrio lo può preparare unicamente la politica. Di fronte alla mancanza di un disegno, tutte le richieste e tutti gli interessi assumono lo stesso diritto di essere rappresentati“.
Nel corso dell’intervista, Prodi ha sottolineato un aspetto. Ovvero che la situazione di crisi e la conseguente disparità “si sta aggravando a tale punto che, se non agiremo in fretta per contrastare questi squilibri, ci troveremo di fronte a insanabili rotture della nostra convivenza civile“. Da qui emerge la necessità di un intervento immediato. In ogni caso, l’ex premier ha voluto esprimere anche un parere favorevole per “la posizione assunta dai sindacati nei confronti del pubblico impiego“, proprio a proposito di questa situazione di disparità.
Secondo l’ex segretario dell’Ulivo, “pur ritenendo che esso sia l’asse portante del Paese e pur ritenendo che i suoi livelli di remunerazione siano generalmente inferiori a quelli degli altri Stati europei, non possiamo negare che, nella tragedia in corso, i pubblici dipendenti siano relativamente più protetti e garantiti di tante altre categorie“. A prescindere da questo fattore, Prodi sostiene che ci siano un grande lavoro da fare, non appena la pandemia sarà finita: “La società diverrà perciò sempre più polarizzata, con una progressiva riduzione delle categorie intermedie“.
“Pensiamo solo alla divaricazione provocata dal commercio a distanza – prosegue Prodi – : migliaia di specialisti di software in più ma con fattorini, facchini e addetti alla consegna decine di volte più numerosi“. L’ex capo del Governo ha sottolineato anche le conseguenze che ne deriveranno dai cambiamenti in termini di occupazione. “Il lavoro a distanza – dichiara – è giustamente ritenuto uno strumento di progresso. Nello stesso tempo l’esperienza dimostra che esso rende più fragile il rapporto di lavoro che, con il passare del tempo, tende in gran parte a trasformarsi in precariato o in cottimo“.
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L’ex esponente del centro-sinistra, però, ha voluto mettere tutti in guardia da questa soluzione e dal modo in cui viene messa in atto. “Quando avremo arrestato la diffusione del virus e saremo fuori pericolo – prosegue Prodi – , il problema sarà trovare gli attori e gli strumenti per porre un argine non solo ai vecchi squilibri, ma anche alle enormi nuove disparità che questa pandemia sta preparando“. Motivo per cui bisognerà mettersi all’opera al più presto, se non altro per mettere tutti nelle condizioni di lavorare in smart working nel miglior modo possibile.
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Romano Prodi ha concluso la sua intervista facendo capire che non siamo pronti al ritorno alla normalità post-Covid. Naturalmente il riferimento è sempre collegato al mondo del lavoro: “Questi mesi di pandemia attestano che la nostra politica, terminata la fase dei sussidi emergenziali, non è in grado di impostare alcun argine a quel processo di crescita delle disparità. La promessa degli aiuti europei è diventata un anestetico che non solo toglie ogni dolore, ma viene utilizzata come alibi per rinviare scelte invece non rinviabili nel campo degli investimenti, della preparazione delle risorse umane, della rivoluzione della sanità di base e della impostazione di un minimo di giustizia fiscale“.
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