Dopo il decreto Ristori (27 ottobre), il decreto Ristori bis (7 novembre), si attende ora il decreto Ristori ter, che dovrà approdare a breve sul tavolo del Consiglio dei ministri. Previsto, inoltre, uno scostamento di bilancio da 7 miliardi di euro, per finanziare un ormai probabile quarto decreto Ristori. Evidentemente i soldi messi a disposizione non bastano. Lo dimostra la frequenza dei decreti e lo dimostrano le parole dei ristoratori.
Il settore agroalimentare nazionale registra una perdita di fatturato di circa 9,6 miliardi di euro. Pesa molto la chiusura di bar, ristoranti e agriturismi, e a confermarlo è anche l’analisi della Coldiretti. Lo studio sottolinea come i consumi fuori casa per colazioni, pranzi e cene abbiano subito un crollo (su tutto il territorio nazionale) del 48%. Con le ultime zone rosse e arancioni il numero di attività chiuse schizza a 280mila. Questo vuol dire che le misure anti-contagio intaccano attualmente oltre 3 locali su 4 (il 75% delle attività) di quelli esistenti in Italia. Migliora ma di poco la situazione nelle zone gialle, dove l’attività di ristorazione al tavolo è consentita – comunque – solo fino alle 18:00.
Limitazioni pesanti, soprattutto perché si vanno a sommare a quelle già subite durante il primo lockdown, per le quali spesso si sta ancora aspettando la cassa integrazione. Dalle testimonianze dei titolari delle attività emerge un dato: non solo bisogna fare i conti con una drastica riduzione degli incassi e con indennizzi insufficienti, ma anche con i ritardi della burocrazia italiana. Questo comporta mancanza di liquidità e, in alcuni casi destinati a crescere, l’inevitabile chiusura. Sono questi i tre problemi sottolineati anche dal ristoratore intervistato da Dritto e Rovescio nella giornata di ieri, che ha deciso di restare aperto nonostante le disposizioni del Dpcm. Antonio ha 20 dipendenti e 3 locali (che probabilmente diventeranno 2 a breve). Ha una perdita di fatturato di 400mila euro e 28mila euro di ristori.
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A confermare indirettamente l’insufficienza dei contributi elargiti fino ad ora, anche la frequenza dei decreti Ristori. Il primo è arrivato il 27 ottobre, il secondo il 7 novembre, oggi dovrebbe approdare sul tavolo del Consiglio dei ministri il decreto Ristori Ter. E si sta preparando uno scostamento di bilancio probabilmente per finanziare anche un decreto Ristori 4, tra fine novembre e inizio dicembre. Il senso è chiaro: i soldi messi a disposizione di volta in volta (fino ad ora 5,4 miliardi e 2,8 miliardi) non bastano. Il governo si sta accorgendo dell’enorme buco da coprire, aggiunge zone a rischio e aggiusta i numeri, cerca nuovi soldi di volta in volta per far fronte alle profonde perdite. Questa strategia da un lato viene adottata dal governo anche per riservarsi la necessità di utilizzare i soldi di riserva anche per i vari interventi; dall’altro però tiene i ristoratori alla “canna del gas”, per l’appunto, allungando i tempi di erogazione ed erodendo i risparmi personali.
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Inoltre, a rimanere senza liquidità sembra esser lo Stato stesso: il decreto Ristori ter prosciugherà gli ultimi soldi rimasti in cassa (1,3 miliardi). Per questo per il quarto decreto Ristori sarà necessario un ulteriore scostamento di bilancio, il quarto in un anno.
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