Fanno nuovamente discutere le dichiarazioni di Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino.
«Abbiamo sbagliato perché abbiamo contato i decessi in maniera diversa rispetto a tutto il resto d’Europa. Vogliamo continuare nell’errore? Da quando abbiamo cambiato la metodologia di conteggio dei decessi noi stiamo drammaticamente decrescendo come letalità ma abbiamo un peccato originale che riguarda marzo-aprile, dove chiunque arrivasse in ospedale con un tampone positivo, anche che aveva un infarto, veniva qualificato come morto per Covid»: Matteo Bassetti, infettivologo e direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino continua a far discutere con le sue dichiarazioni molto dure.
Le dichiarazioni vengono totalmente smentite, però, secondo diversi quotidiani, dalle analisi delle cartelle cliniche delle persone decedute effettuate dall’Istituto superiore di sanità.
Secondo i dati sono morte di Covid almeno il 90,9% delle persone poi decedute, perché sono entrate in ospedale soffrendo di sintomi riconducibili al Sars-Cov2: polmonite, insufficienza respiratoria, febbre, dispnea, tosse. Che, uniti a precedenti malattie, hanno contribuito ad abbattere un sistema immunitario più vulnerabile. Solo il 9,1% invece ha varcato gli ingressi delle strutture sanitarie per diagnosi diverse dall’infezione. La complicanza che ha portato al decesso per il 94% dei casi è l’insufficienza respiratoria, seguita da un danno renale acuta per il 23,3%, la sovrainfezione per il 19,2% e danno miocardico acuto per l’11%. Continua ad esserci grande tensione, comunque, non solo nella gestione dell’emergenza ma anche per i calcoli che ruotano intorno ad essa.
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Secondo quanto riportato da Leggo i dati, quindi, non sarebbero dalla parte di Bassetti. Sull’analisi di poco più di cinquemila cartelle cliniche dei deceduti il numero medio di patologie pregresse emerso è di 3,5. Complessivamente, 173 pazienti (3,4% del campione) non presentavano alcuna malattia, 662 (13,1%) presentavano una patologia, 962 (19,1%) ne presentavano due e 3250 (64.4%) presentavano tre o più patologie.
La patologia più frequente è stata l’ipertensione arteriosa, di cui soffrivano 3317 persone, seguita da cardiopatia ischemica e diabete (oltre 1400) e da fibrillazione atriale e demenza (sopra i mille). 868 le persone che erano malate di cancro che hanno perso tragicamente la vita. L’emergenza sanitaria comunque procede con incessante drammaticità.
Sono 36.176 i casi di Covid-19 registrati in Italia il 19 novembre, con 250.186 tamponi analizzati. È invece di 653 l’incremento delle vittime in un giorno. Sono 7.453 i nuovi contagi registrati in Lombardia su 37.595 tamponi processati. In terapia intensiva ci sono 915 pazienti, mentre in totale i ricoverati con sintomi sono 8.291. In isolamento domiciliare 146.374 persone. Migliore la situazione nella Capitale su oltre 27mila tamponi (+650) si registrano 2.697 casi positivi (-169), 61 decessi (-19) e 586 guariti. Torna sotto al 10% il rapporto tra i positivi e i tamponi, sale il numero dei ricoveri (+47) e le terapie intensive (+11). Il valore Rt scende sotto a 1 e si attesta a 0.9. Inoltre diminuisce il tempo mediano tra data di inizio dei sintomi e la data della diagnosi: da 4 a 2 giorni.
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