I professori Stefano Ferracuti e Vittorio Fineschi lo hanno ribadito nell’integrazione della perizia psichiatrice per Finnegan Lee Elder.
“Nessun scompenso psicotico, nel suo passato tentativi blandi di suicidio: confermiamo che Elder era capace di intendere e di volere al momento dei fatti e quindi può stare in giudizio”.
È quanto hanno sostanzialmente ribadito i professori Stefano Ferracuti e Vittorio Fineschi nella integrazione di perizia psichiatrica per Finnegan Lee Elder, il giovane americano accusato assieme al connazionale Gabriel Natale Hjorth dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega.
I due perititi nominati dal tribunale erano stati chiamati ad integrare il lavoro svolto nel luglio scorso alla luce di una serie di documenti sanitari messi a disposizione dalla difesa di Elder. Le oltre seimila pagine arrivate dagli Usa, hanno detto i due specialisti davanti ai giudici della prima corte d’assise, confermano che Elder presenta “disturbi della personalità legati all’abuso di tetracannabinoidi di cui è stato vorace consumatore”. Ferracuti e Fineschi hanno ridimensionato anche il presunto tentativo di suicidio dal Golden Gate del luglio del 2018.
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I precedenti di Elder
“Elder in quell’occasione, dopo un litigio con la sua ragazza – hanno affermato – si tagliò in modo superficiale incidendo il nome della fidanzata ‘Mia’ sul braccio sinistro, e sotto effetto di Xanax si buttò nel fiume, sotto il Golden Bridge, non certo dalla cima del ponte infatti non ha riportato ferite tornando a nuoto sulla riva. In seguito a quel fatto il giovane è stato ricoverato in ospedale alcuni giorni, ricevendo cure farmacologiche a base di antidepressivi e ansiolitici”.