Secondo il Cts non sarà un Natale come gli altri ma a partire dal 4 dicembre alcuni esercizi commerciali potrebbero tornare alla normalità.
La situazione appare piuttosto confusa e sta diventando davvero difficile orientarsi. “Se anche la curva dovesse scendere nelle prossime settimane – ha detto a Porta a Porta Agostino Miozzo coordinatore del Cts – noi un Natale tradizionale ce lo dobbiamo scordare. Possiamo immaginare un Natale più sereno, più legato alle tradizioni familiari, ma l’andamento della pandemia è ancora molto pesante”. Dopo il 4 dicembre, ha però aggiunto, “i negozi e i ristoranti potranno probabilmente ritornare ad una seminormalità se rispetteranno quelle regole. Sarà una quasi normalità, non un liberi tutti”; eppure la Puglia rischia la fascia rossa e l’arcobaleno di ventagli tra arancia e peperoncino non si ferma. La Basilicata vede aumentare la pressione delle terapie intensive e rischia di passare dalla fascia arancione a quella rossa. In bilico anche la Liguria, anche se il governatore Toti dice che il quadro è migliorato. Agenas (Agenzia nazionale sanità) avverte: 17 Regioni vicine alla saturazione delle terapie intensive. La corsa dei contagi rallenta, ma la situazione non è molto chiara.
Si parla di riaperture ma la tensione negli ospedali è alta, tanto che c’è chi scappa nelle regioni limitrofe. Com’è accaduto a molti campani che si sono rifugiati nel Lazio. La Lombardia resterà in fascia rossa quanto meno fino al 27 novembre, eppure le indicazioni sembrano pendere in altra direzione soprattutto sul tema ristoranti: «Il 4 dicembre potranno tornare a una seminormalità».
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«Aprire tutto non è contemplato, serve cautela fino a quando non abbiamo la certezza che ne siamo fuori», dice il ministro delle Regioni, Francesco Boccia. E la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa: «Faremo di tutto perché il Natale sia reso più tradizionale possibile, ma è ovvio che non si potrà rivedere il film che abbiamo già visto durante l’estate». Sebbene non è chiaro come si pensa di arrestare i contagi dopo il Natale.
Toti, intanto, che da arancione vuole transitare a zona gialla ha detto: «Ci sono in giro troppi catastrofisti, qualcuno sembra quasi provare un sottile piacere nel pronosticare un Natale cupo, chiusi in casa e lontani dagli affetti più cari». Ed ecco il lombardo Fontana: «Ora siamo prudenti, ma dobbiamo fare il Natale e dobbiamo farlo con una certa libertà».
Più realista Alberto Cirio: «La mia paura è quella del Natale. Se immaginiamo di farlo come qualcuno ha vissuto le settimane dell’estate, a gennaio o febbraio ritorneremo in questa situazione e non possiamo permettercelo». Non c’è certezza su cosa accadrà in futuro e in politica sta diventando una gara alle ipotesi: ma sarà forse questa la soluzione migliore per un Paese così confuso e così in crisi?
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