Secondo quanto riporta il Washington Post la società di Cupertino chiuderà così una causa intentata da 35 stati americani.
Succede a tutti: l’Iphone pian piano ti abbandona. Ce lo diciamo da anni, la batteria rallenta e siamo costretti ad acquistare un nuovo device. C’è chi, però, a questa pratica è andato a fondo costando ad Apple 113 milioni di dollari. Apple pagherà una multa per chiudere la causa lanciata da 35 Stati americani sulla pratica adottata dal gigante della tecnologia di rallentare i vecchi iPhone dei clienti. Lo scandalo, denominato “Batterygate”, è venuto alla luce nel 2017 innescando un’ondata di indignazione globale nei confronti del celebre marchio.
I consumatori all’epoca avevano ritenuto la pratica un tentativo di spingerli ad acquistare modelli più nuovi e più costosi. Arizona, Arkansas e Indiana sono stati capofila nelle indagini sul caso e oggi si sono assicurati una sanzione finanziaria e l’impegno legale da parte di Apple di essere più trasparente in futuro. Una vittoria non da poco che costerà ad Apple una multa molto salata.
“L’approccio di Apple alla fine ha lasciato molti utenti con la sensazione che “l’unico modo per ottenere prestazioni migliori fosse acquistare un nuovo modello di iPhone”, ha sostenuto la denuncia dell’Arizona. Di conseguenza, la società ha fatto affidamento su “atti e pratiche sleali e ingannevoli” per aumentare le sue vendite “potenzialmente di milioni di dispositivi all’anno”.
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Nel marzo scorso era già stato raggiunta una bozza di accordo con le associazioni dei consumatori con la possibilità di pagare 25 dollari ad ogni proprietario di iPhone, per un importo complessivo stimato fino a 500 milioni di dollari. Erano coinvolti i proprietari statunitensi dell’iPhone 6, 6 Plus, 6s, 6s Plus, 7, 7Plus o SE con sistema operativo iOS 10.2.1 o successivo, nonché i proprietari statunitensi dell’iPhone 7 e 7 Plus con sistema operativo iOS 11.2 o successivo acquisiti prima del 21 dicembre 2017.
L’accordo era stato raggiunto per mettere a tacere le accuse dei consumatoriche sostenevano che gli aggiornamenti del software avevano rallentato le prestazioni dei cellulari, inducendoli a ritenere che i dispositivi fossero arrivati ormai alla fine della loro vita e spingendoli così a comprarne di nuovi. L’obsolescenza programmata delle batterie sta provocando ripercussioni sul colosso americano anche in Europa, dove ci sono azioni legali in corso anche in Italia e in Francia. Dopo tutto l’iter di verifica e controllo, nel 2018 si chiuse l’istruttoria con la società di Cupertino condannata a pagare 10 milioni di euro in Italia per aver condotto pratiche scorrette nei confronti dei consumatori. Apple ha provato a difendersi ma nulla è valsa la documentazione allegata. Alla fine il TAR del Lazio ha deciso di condannare Apple per obsolescenza programmata, con anche la documentazione prodotta dell’Autorità Antitrust. Oggi l’utente può verificare in autonomia la salute della batteria e decidere di attivare o no le impostazioni di limitazione prestazionale.