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Estero

Stati Uniti: i 5 motivi per cui il presidente deve essere lui

Donald Trump o Joe Biden? Vediamo i cinque motivi per cui il presidente degli Stati Uniti dovrebbe essere l’uno o l’altro.

(Photos by JIM WATSON and SAUL LOEB / AFP) (Photo by JIM WATSON,SAUL LOEB/AFP via Getty Images)

Nonostante le continue rimostranze e le accuse, al momento non dimostrate di “brogli” da parte del presidente uscente Donald Trump, le elezioni presidenziali statunitensi del 3 novembre hanno concesso un netto vantaggio a Joe Biden, ed esclusi colpi di scena clamorosi dell’ultimo minuto, sarà il candidato del Partito Democratico a occupare la Casa Bianca nei prossimi 4 anni.

In cosa si differenziano i programmi dei due sfidanti? In genere le proposte elettorali dei rappresentanti del Partito Democratico e di quello Repubblicano sono in gran parte sovrapponibili su molte questioni. Questa volta, invece, la polarizzazione determinata da un outsider populista come Donald Trump ha imposto un programma repubblicano abbastanza differente rispetto alle proposte di un ondivago Joe Biden.
Nel confrontare i due schieramenti, ovviamente, occorre tener presente che quelle di Biden sono in buona parte promesse la cui realizzazione andrà valutata alla prova dei fatti (è facile, ad esempio, proporre cambiamenti radicali in certe materie sapendo che tanto il Senato federale, a maggioranza repubblicana, non le approverà). Dalla sua Biden ha però il fatto di esser stato il vicepresidente durante il mandato di Barack Obama. Invece Trump negli ultimi anni ha potuto tentare di affermare le proprie idee e i propri programmi da presidente, per quanto osteggiato non solo dai democratici ma anche da una parte del proprio stesso Partito Repubblicano.

Iniziamo con Donald Trump. Perché il presidente degli Stati Uniti dovrebbe continuare ad essere lui?

(Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)
  • durante i primi tre anni di presidenza Trump, l’economia statunitense ha creato circa 6,6 milioni di posti di lavoro. Una parte di questi, essendo precari, sono andati persi a causa della crisi del Covid19, ma Trump pensa comunque di recuperare sul piano dell’occupazione grazie agli investimenti in infrastrutture e soprattutto attraverso una politica di tagli fiscali sui salari e sui redditi personali;
  • grazie alle politiche di Trump, il deficit commerciale degli Stati Uniti è diminuito per la prima volta in sei anni nel 2019;
  • Trump punta ad aumentare ulteriormente la produzione all’interno dei confini degli Stati Uniti e a riportare in patria dalla Cina 1 milione di posti di lavoro nel settore manifatturiero. Inoltre si oppone alla concessione di contratti statali alle aziende che esternalizzano in altri paesi, ma vuole introdurre nuovi crediti d’imposta e detrazioni fino al 100% per le aziende che riportano posti di lavoro negli Stati Uniti dall’estero;
  • in politica estera Trump ha sostenuto il ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan e dall’Iraq, ed ha avviato un processo di distensione e di de-escalation con la Corea del Nord rimandando un conflitto potenzialmente disastroso in Estremo Oriente;
  • per cercare di risollevare l’economia colpita dall’emergenza Covid, Trump ha firmato quattro provvedimenti. Il primo, il Coronavirus Preparedness and Response Supplemental Appropriations Act del 6 marzo, ha stanziato 8,3 miliardi di dollari per finanziare diverse iniziative. Il 18 marzo è seguito il Family First Coronavirus Response Act. Il 27 marzo 2020 Trump ha firmato il CARES Act (Coronavirus Aid, Relief, and Economic Security) dal valore di 2.000 miliardi di dollari. Il quarto pacchetto, soprannominato Phase 3.5, è stato firmato il 24 aprile e sostanzialmente rifinanzia gli aiuti già presenti nel CARES Act con altri 484 miliardi.

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Ora vediamo invece alcuni dei motivi per i quali il nuovo presidente dovrebbe essere Joe Biden:

  • Mentre Trump promette investimenti da 400 miliardi di dollari destinati solo alle infrastrutture, Biden risponde con un programma di investimenti pari a ben 2400 miliardi di dollari sempre nell’arco del primo mandato;
  • il fiore all’occhiello del democratico è sicuramente rappresentato dalle politiche per l’ambiente. Biden promette di far raggiungere al suo paese le “emissioni zero” di anidride carbonica entro il 2035, di creare posti di lavoro incentivando l’adozione di energia rinnovabile e di industrie che combattono il cambiamento climatico;
  • per quanto riguarda la sanità, Biden promette di contenere il prezzo dei farmaci e di estendere l’accessibilità dei cittadini alle assicurazioni sanitarie al programma di assistenza pubblica Medicare, abbassando l’età di fruizione di quest’ultimo da 65 a 60 anni. Biden promette almeno 100.000 assunzioni nella sanità pubblica e lo stanziamento di un miliardo di dollari per formare e assumere infermieri. Per quanto riguarda il contrasto alla pandemia, Biden è favorevole ad un uso obbligatorio delle mascherine e vuole gestire la realizzazione dei test a livello centrale, aumentando in maniera consistente il numero di tamponi realizzati quotidianamente. Biden ha promesso di mettere in discussione la fuoriuscita degli Usa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità annunciata da Trump;
  • Biden vuole elevare le tasse per i ricchi e per le grandi imprese, aumentando le entrate federali di ben 4.000 miliardi di $ entro il 2030 e permettendogli di investire di più in istruzione e assistenza sociale. Il leader democratico intende riportare l’aliquota massima dell’imposta sul reddito dal 37% al 39,6% e l’aliquota massima per le società dal 21% al 28%. Biden promette di tassare i guadagni superiori a 400.000 $, le plusvalenze e i dividendi in conto capitale a tassi non agevolati per chi vanta un reddito annuale superiore a 1 milione di $ e di introdurre un’imposta minima del 15% sui redditi delle grandi società. L’aliquota fiscale sui profitti guadagnati dalle filiali estere di aziende statunitensi dovrebbe essere raddoppiata al 21%;
  • Biden si è detto favorevole all’innalzamento a 15 dollari l’ora del salario minimo per tutti i lavoratori statunitensi e all’accesso gratuito al college per i figli delle famiglie con un reddito inferiore ai 125.000 $.
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