Il 10 dicembre il giudice per l’udienza preliminare deciderà se rinviare a giudizio Giacomo Bozzoli, il nipote.
Manca poco orma alla decisione finale: il 10 dicembre, a 1.818 giorni da quell’8 ottobre 2015, quando l’imprenditore Mario Bozzoli si smaterializzò dalla fonderia di Marcheno, si deciderà se procedere con il processo al nipote Giacomo, accusato del suo omicidio. Giacomo è figlio di Adelio, fratello maggiore di Mario e contitolare dell’azienda. Il movente, secondo l’accusa, l’odio nutrito nei confronti dello zio. Il giudice dell’udienza preliminare, Alberto Pavan, dovrà decidere per il proscioglimento o il rinvio a giudizio di Giacomo Bozzoli. Si fronteggiano tesi opposte e inconciliabili.
La procura è convinta della colpevolezza del nipote, rimasto l’unico imputato per la vicenda (erano stati indagati in precedenza anche il fratello e due ex dipendenti di Mario Bozzoli): secondo il procuratore aggiunto Silvio Bonfigli, che ha raccolto l’eredità di quasi cinque anni di indagini, è stato Giacomo Bozzoli, la sera dell’8 ottobre 2015, a uccidere lo zio, proprietario assieme al fratello Adelio (e padre di Giacomo) della fonderia di Marcheno, in provincia di Brescia, e poi a farne sparire il corpo per divergenze nella gestione dell’impresa.
Secondo la difesa, invece, Mario sarebbe ancora vivo alle 19.30. Alle 19.33 Giacomo Bozzoli potrebbe aver lasciato la fonderia. Se la scansione temporale è questa Giacomo non può avere ucciso lo zio Mario.
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In attesa della decisione del giudice per l’udienza preliminare di Brescia Alberto Pavan la scomparsa di Mario Bozzoli rischia di rimanere uno dei tanti misteri italiani finora senza soluzione.
Secondo le testimonianze è per dissidi di natura imprenditoriale ed economica, oltre che per la presunta ossessione di Giacomo per lo zio (testimoniata anche dall’ex fidanzata del fratello), che sarebbe maturata secondo gli inquirenti la decisione di ucciderlo e farne sparire il corpo grazie ad un inceneritore. Mario Bozzoli non è però l’unica vittima: legata alla sua scomparsa c’è anche la misteriosa morte di Beppe Ghirardini, ex operaio della fonderia di Marcheno ritrovato cadavere nei boschi pochi giorni dopo la scomparsa dell’imprenditore. Nel suo stomaco gli sono state trovate due capsule di cianuro: la famiglia non ha mai creduto al suicidio e pensa che la sua scomparsa possa essere legata a questa triste vicenda.
Durante le prime indagini la polizia avrebbe ritrovato diversi bossoli di pallottole e la testimonianza di un operaio afferma di aver visto i nippti di Mario, Alex e Giacomo, buttare delle pistole nel forno della fonderia. Il mistero si infittisce e molto presumibilmente si giocherà sugli orari. Ora tutto dipenderà dalla decisione del giudice che prima di Natale dovrà decidere a quale ricostruzione dei fatti credere, mettendo un punto, almeno in parte, a questa triste vicenda.
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