Gino Strada è stato appena nominato, insieme ad Emergency, commissario per la sanità in Calabria. Ma lo stesso Governo che gli ha assegnato questa nomina è lo stesso finito nel mirino del medico e filantropo.
Alla fine, la papera è riuscita a galleggiare. Gino Strada è stato nominato, in qualità di fondatore di Emergency, come nuovo commissario per la sanità nella Regione Calabria. Sono state settimane difficili per tutta la regione, travolta da una serie di scandali che hanno portato alle dimissioni di Cotticelli prima e di Zuccatelli poi. L’accordo alla fine è stato trovato, dopo che lo stesso Gino Strada aveva chiuso la porta a una collaborazione con il professor Gaudio. Ma ci ha pensato quest’ultimo a togliere il disturbo, anche a causa dell’incompatibilità con i suoi impegni accademici e con la scelta familiare.
Tutti noi apprezziamo l’abilità di Gino Strada sul piano lavorativo e umanitario. La fondazione di una Ong come Emergency è senza dubbio una delle idee migliori che il medico e filantropo italiano abbia mai avuto. Ma tutti noi ci ricordiamo anche delle chiare prese di posizione su una parte della scena politica, sia italiana che internazionale. Per questo motivo bisogna porre l’accento su alcune uscite, più o meno infelici, che hanno caratterizzato la vita politica dell’uomo al quale è stata affidata, attraverso la sua organizzazione, la gestione della sanità in Calabria.
Un soggetto non esattamente incline alla diplomazia, quando c’è da commentare l’operato dei capi di Stato su scala mondiale. Come quando, nel 2003, disse la sua senza peli sulla lingua, sul fatto che gli Stati Uniti erano pronti a dichiarare guerra all’Iraq: “Siamo a un passo dalla guerra mondiale e forse da una guerra nucleare – disse a quel tempo Strada – . Gli Usa sono pronti ad attaccare, con o senza l’Onu. Mi pare che le analogie con Hitler siano evidenti. Basterebbe chiederlo ai 6 miliardi di cittadini del mondo: chi è secondo voi il nuovo Hitler del terzo millennio? Sarebbe un plebiscito per Bush, sono sicuro“.
Ma come ben sappiamo, molto spesso nel mirino di Gino Strada è finita anche la politica nazionale. E non passò inosservato l’attacco, anche sul piano personale, che il fondatore di Emergency rivolse a Renato Brunetta, in occasione delle elezioni per il sindaco di Venezia del 2010: “Ho scelto Orsoni racconta perché ho pensato che Brunetta fosse esteticamente incompatibile con Venezia“, disse a quel tempo. Ma la sua scarsa simpatia nei confronti degli esponenti del centro-destra è stata chiara fin dall’inizio. Soprattutto all’indirizzo di Matteo Salvini.
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Era il giugno di due anni fa, quando il Governo giallo-verde era stato composto da qualche settimana. Strada disse chiaramente, riferendosi al leader della Lega, che “a 70 anni non pensavo più di vedere ministri razzisti o sbirri alla guida del mio Paese“. Passano alcuni mesi e si arriva a ridosso delle feste natalizie, ma il fondatore di Emergency non diventò più buono nei confronti del numero uno del Carroccio: “Questo governo è una banda dove una metà sono fascisti e l’altra metà coglioni“. Salvini in quella occasione fu definito un “fascistello”, ma sembrava che Strada fosse ai ferri corti anche con il Movimento 5 Stelle.
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Un attacco, quello che Gino Strada rivolse a Salvini, che proseguì anche dopo la sua fuoriuscita dal Governo. Tanto da invitare al silenzio – che sapeva di indifferenza – dopo la nomina del nuovo Consiglio dei Ministri. Poi annoveriamo una bordata che coinvolse in prima persona anche Giorgia Meloni: “Anche tra i gerarchi nazisti c’era discussione fra chi rappresentava meglio la destra“. Gino Strada, infine, non ha risparmiato attacchi neanche all’attuale esecutivo: “C’è una logica fascista e razzista non soltanto nell’opposizione ma anche nel governo“. Proprio quel Governo che ora affida, a lui e a Emergency, un ruolo a dir poco delicato.
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