La vicenda di Eugenio Gaudio, ex Rettore Sapienza ed ormai ex commissario alla Salute, ha riaperto la vecchia questione sulla Calabria, quella terra dove tutti passano, nessuno resta e qualcuno si fa strada. E chi voleva rimanerci, non c’è più.
Cosa sta accadendo in Calabria? C’è chi parla, in maniera forse un po’ troppo visionaria, di una maledizione, una cattiva sorte, una sciagura. Tutto è iniziato quando Jole Santelli è deceduta, in seguito ad una malattia di cui mai aveva fatto cenno e che sapevano solo in pochi. “Non temo per me stessa“, aveva dichiarato la Presidente della Regione che fin dal suo primo ruolo politico mai aveva smesso di venir meno alle promesse fatte al suo popolo. Il vuoto aperto dalla scomparsa della donna è stato forte e in piena emergenza Coronavirus, ora c’è un altro posto da riempire.
Un altro, perché in Calabria ci sono altri posti vuoti. Uno, in primis, quello della sanità che va avanti da dieci anni. Già, perché è esattamente da dieci anni che la Regione è sotto commissariamento. Proprio poco prima che la Calabria diventasse zona rossa, il Consiglio dei ministri ha infatti prorogato ancora una volta il commissariamento della sanità regionale. Si è aperta così la caccia al nuovo commissario: Zuccatelli prima, Gaudio poi. L’ex rettore della Sapienza è durato meno di 24 ore, con tanto di mea culpa da parte di Giuseppe Conte.
“Il più importante dei diritti calpestati è quello alla Salute” – scriveva Santelli – “Siamo vittime da anni di un commissariamento governativo che, improntato esclusivamente a logiche meramente ragionieristiche, ha distrutto la Sanità calabrese”. E proprio attorno quel sistema, da anni, si annida la mafia. La criminalità organizzata agisce proprio in quel punto, in quel sistema di ritardi, di vuoti, di malasanità, di assenteismo che ha permesso di intercettare flussi cospicui di risorse pubbliche e non solo. Mettere le mani sulla sanità vuol dire facilmente arrivare ad altri settori, come quelli degli appalti, delle convenzioni, delle forniture. Anni ed anni di inchieste hanno visto sotto analisi cliniche, case di cura, ospedali, diventati terreno fertile per poter riciclare il denaro. Le mafie hanno risorse economiche, potere, relazioni; possono agire su attività e sulla vita politica, mettendo mano proprio laddove nessuno sembra volerci – o poterci – restare.
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