Alla lista dei medici deceduti a causa dell’epidemia da coronavirus, si aggiungono altre 4 tragiche morti. Il totale delle vittime trai camici bianchi sale così a 192. Tra di loro, 13 sono morti durante la seconda ondata. Numeri alti anche per gli infermieri. Cosa si sta sbagliando?
Continuano le morti di medici e infermieri legate al coronavirus. Altri quattro medici avrebbero perso la vita a causa del Covid-19. I loro nomi sono Luigi Picardi (pediatra), Annibale Battaglia (meidco di Medicina generale), Giuseppe Sessa (anestesista) e Massimo Ugolini (fisiatra). I quattro si aggiungono al totale dei medici deceduti dall’inizio della pandemia, facendo salire il numero a 192 persone, di cui 13 morte durante la seconda ondata. A riportare il dato, la Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), che tiene il conto delle vittime Covid tra i camici bianchi e rende noti i nomi di chi si è esposto (e spesso sacrificato) per affrontare l’emergenza coronavirus. La Fnomceo include nel suo report medici in servizio, in pensione o richiamati in servizio.
Il presidente Fnomceo Filippo Anelli parla di una sorta di memoriale: “A ricordarci il prezzo pagato dalla medicina di famiglia per aver tenuto fede ai propri valori, primo tra tutti quello della prossimità al paziente che li sceglie e instaura con loro una relazione di cura, c’è proprio l’elenco dei medici caduti che teniamo, come memoriale, sul Portale Fnomceo: dei 192 medici caduti per il Covid, dei quali 13 nella seconda ondata, dal 1° ottobre ad oggi, più della metà erano medici di medicina generale”. Poi ancora una nota sul sacrificio a cui sono stati costretti i medici di famiglia, un sacrificio lodevole, ma che poteva essere evitato: “Medici che non si sono tirati indietro e hanno continuato a curare, prima in carenza dei Dispositivi di protezione, ora supplendo, con la buona volontà, a carenze organizzative“. Non è la prima volta che Filippo Anelli sottolinea le condizioni in cui sono costretti a lavorare i medici. Già in un’intervista rilasciata per il Corriere il 31 ottobre affermava: il medico di base “è un alleato con armi spuntate e il paziente lo vive come un antagonista. A questo si aggiunge un ritardo abnorme nel rinnovo dell’organizzazione dei servizi territoriali: i medici di famiglia sono stati letteralmente abbandonati a se stessi, si trovano a gestire nuovi strumenti di intervento come i tamponi senza l’ausilio degli infermieri”.
Tragica anche la condizione degli infermieri, che proprio due giorni fa, in data 14 novembre, hanno lanciato un appello sul numero di contagiati. A lanciare l’allarme, la Fnopi, Federazione nazionale Ordini professioni infermieristiche: “In questa seconda ondata ancora più pesante della prima se si pensa che in un solo mese si è già a oltre 9mila infermieri contagiati su un totale di oltre 25mila da inizio pandemia, e che in poco più di 2 mesi si registrano già i decessi di ulteriori 8 infermieri rispetto ai 40 persi da febbraio a giugno, il sistema ha bisogno ancora della competenza, responsabilità e partecipazione degli infermieri”. Fa eco il sindacato degli infermieri Nursing Up, che parla di 500 infermieri contagiati al giorno. “20.464 operatori sanitari infetti, di cui la metà sono infermieri, solo negli ultimi 30 giorni. Proiezioni disastrose da qui al 15 dicembre. Se non rallentiamo il contagio molti dei nostri infermieri potrebbero aggiungersi al triste numero dei colleghi che hanno perso la vita”.
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Per quanto riguarda la distribuzione di dispositivi di protezione a medici e infermieri, la situazione sembra esser migliorata nel corso di questa seconda ondata. I problemi sottolineati da gran parte dei portavoce restano, per lo più, di carattere organizzativo: mancano protocolli e protezioni lavorative adeguate. Eppure, nonostante qualche miglioramento, nonostante ci si trovi per la seconda volta in mezzo all’emergenza, nonostante la si conosca meglio, persistono casi in cui riemergono mancanze già note. Inaccettabili, una seconda volta. E’ il caso dell’Ordine dei Medici di Milano, che ha dichiarato: “Le 452mila mascherine Ffp2 e chirurgiche che Gallera ha detto di aver consegnato solo per il mese di ottobre tramite la rete delle Ats a noi medici non corrisponde alla realtà”. E’ quanto emerso il 5 novembre, non a marzo, una data troppo recente. Il presidente dell’Ordine dei medici di Milano avrebbe poi ribadito: “Noi medici di base continuiamo ad acquistare le Ffp2 su Amazon: la grande differenza con la prima ondata è che almeno le troviamo online, rispetto all’inadeguatezza delle misure adottate da Regione Lombardia”. Il consigliere dell’Ordine dei medici di Milano Maria Teresa Zocchi ha poi fatto eco: “Non abbiamo ancora oggi la disponibilità dei dispositivi di protezione personale e quindi non riusciamo a visitare i pazienti a casa. Ci hanno detto che non abbiamo diritto ad avere i dispositivi perché non siamo dipendenti”.
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Non si è fatta attendere la replica dell’assessore Gallera: “Sono inaccettabili le accuse rivolte da alcuni rappresentanti dell’Ordine dei Medici di Milano contro Regione Lombardia sui dispositivi di protezione individuale. Dal mese di aprile al 30 settembre Regione Lombardia ha fornito alle ATS, con destinazione finale gli MMG, 18 milioni di mascherine e altri dispositivi di protezione riconoscendo il ruolo strategico della medicina del territorio e dei professionisti a stretto contatto con i cittadini”. Sicuramente il rischio zero non esiste per chi è a stretto contatto con il Covid, e sicuramente la distribuzione di dispositivi di protezione è stata implementata. Ma persiste ancora qualche indizio (tra morti e numero di contagi) che lascia pensare: medici e infermieri stanno ancora facendo la parte degli eroi, quando dovrebbero essere dei semplici lavoratori.
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