Sono undici le regioni italiane in cui le terapie intensive sono in grande difficoltà sul piano dei posti disponibili. Le maggiori preoccupazioni sono in Umbria, tremano anche Lombardia, Piemonte, Liguria e Toscana.
La diffusione del Covid-19 nel nostro Paese sembra avviarsi verso una leggera flessione della curva di contagio. A renderlo presente sono stati alcuni specialisti, come Giovanni Rezza per conto dell’Istituto Superiore di Sanità e Franco Locatelli a nome del Consiglio Superiore di Sanità. In ogni caso non si può e non si deve abbassare la guardia, anche perchè la situazione negli ospedali è tutt’altro che agevole. In particolare nelle terapie intensive, in cui il numero di posti letto ancora a disposizione scende giorno dopo giorno, con una continuità che non lascia affatto tranquilli.
E per quanto si possa respirare a polmoni un po’ più pieni per la diminuzione del tanto temuto indice Rt, gli ospedali iniziano a vacillare come in primavera. Stando alle prime stime fatte in questi ultimi giorni, più della metà delle regioni italiane non se la passano bene. Undici di queste, infatti, presentano terapie intensive che superano la soglia critica di saturazione. Il che non vuol dire che i posti letto nei reparti di terapia intensiva sono terminati, ma che l’aumento giornaliero costante dei pazienti che ne fanno ricorso potrebbe portare giorno dopo giorno verso il collasso.
Quando si parla di soglia critica di saturazione, si fissa il limite “sopportabile” al 30%. Una soglia che è stata superata per le suddette undici regioni del nostro Paese. La situazione cambia quando si parla dei ricoveri “normali” per casi di Covid con sintomi, in quanto qui la soglia sopportabile ammonta al 40%. E in questo caso, il livello è stato superato in ben quattordici regioni italiane, comprese le due province autonome di Trento e Bolzano. Il dato è stato fornito dalla Agenas, sulla base degli elementi riportati fino alla notte del 13 novembre scorso.
Per il momento emergono dei dati leggermente positivi, relativi soprattutto al fatto che le misure restrittive in atto starebbero portando dei benefici. Il calo della curva di contagio si starebbe vedendo soprattutto sul piano dell’indice Rt, ma non sul rapporto tra i tamponi eseguiti e i casi totali. Nella giornata di ieri, ad esempio, c’è stato un leggero aumento al 17%. Ma c’è anche da tenere in considerazione una crescita di oltre cento approdi nelle terapie intensive di tutta Italia, ai quali si aggiungono poco meno di 500 nuovi ricoveri con sintomi.
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Terapie intensive, Umbria maglia nera
Passando all’analisi dei dati riportati dalla Agenas su scala regionale, ci rendiamo conto che è l’Umbria la regione messa peggio sul piano della saturazione delle terapie intensive. La regione governata dalla leghista Donatella Tesei presenta in questo momento l’occupazione di più di un posto letto su due, ovvero il 54% della saturazione. Segue a ruota la provincia autonoma di Bolzano, dove il 53% dei ricoveri Covid avviene nel reparto di terapia intensiva. Il podio decisamente poco ambito viene completato dalla Lombardia, regione in cui il 52% dei posti in terapia intensiva viene occupato.
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Da tenere in grande attenzione anche la situazione di altre tre regioni, la cui soglia di saturazione è inferiore al 50% ma è comunque grave. Stiamo parlando di Piemonte (49% di posti letto occupati), Liguria (47%) e Toscana (45%). Per quanto riguarda i ricoveri con sintomi ma non in terapia intensiva, il territorio in cui vi è una maggiore richiesta è la provincia autonoma di Bolzano, dove a breve termineranno i posti letto visto che la percentuale ammonta al 97%. Grave la situazione anche in Piemonte, dove sono occupati nove posti letto su dieci.