A margine dell’operazione denominata “Inferno” sono scattate le misure cautelari nei confronti del gestore di una Rsa in Emilia Romagna e di tre operatori sanitari. Essi avrebbero maltrattato ripetutamente gli ospiti della struttura. L’indagine è scattata dopo la morte di un uomo.
Quattro ordinanze cautelari sono state emesse nei confronti del gestore di una Rsa e di tre operatori sanitari che lavoravano nella struttura. I quattro indagati sono accusati di avere maltrattato per mesi gli anziani che vivevano all’interno di essa. I provvedimenti sono scattati al termine dell’indagine denominata “Inferno”, condotta dai NAS Carabinieri di Bologna e coadiuvata dai Carabinieri dei Comandi Provinciali di Modena e Reggio Emilia e del 13esimo Nucleo Elicotteri di Forlì. Essa aveva avuto inizio durante il lockdown a seguito della morte di uno dei pazienti. Attraverso le immagini delle telecamere le forze dell’ordine sono riusciti a individuare gli autori delle violenze. Il reato di maltrattamento, tuttavia, non è l’unico di cui sono accusati.
La Rsa da incubo
Il gestore della casa di cure e le tre operatrici che lavoravano al suo interno sono accusati di maltrattamento, omissione di soccorso ed esercizio abusivo della professione sanitaria. L’indagine “Inferno” è scattata a seguito della denuncia dell’Ospedale di Bazzano, in cui è deceduto a gennaio scorso, per cause naturali, uno dei pazienti della struttura. Un uomo di 83 anni sul cui corpo erano state rilevate lesioni sospette. Per questo motivo era scattata la segnalazione. A marzo, dunque, erano iniziate le indagini.
La Rsa da incubo si trovava prima a Valsamoggia, in provincia di Bologna, e successivamente era stata trasferita arbitrariamente presso una struttura alberghiera di Zocca, in provincia di Modena, a seguito dell’alienazione, da parte della titolare della casa famiglia, dell’immobile dove aveva sede l’attività. Questo trasferimento era di per sé una violazione del regolamento delle strutture socio assistenziali per anziani. La casa di cure, infatti, non era a norma né dal punto di vista fiscale né tanto meno per quanto concerne il rispetto delle misure di sicurezza sul lavoro e di quelle relative all’emergenza Covid-19. La proprietaria, tuttavia, credeva che sarebbe riuscita a eludere i controlli proprio in virtù dello spostamento nell’albergo.
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Le indagini effettuate nel corso dell’operazione “Inferno”, in realtà, hanno ampiamente dimostrato che in entrambe le strutture avevano luogo le vessazioni ai danni dei pazienti ultraottantenni, sia durante il lockdown che nei mesi successivi. Oltre a subire maltrattamenti, essi anche in caso di malessere non venivano mai curati.
Le quattro persone nei confronti delle quali sono state emesse le misure cautelari, dunque, dovranno rispondere anche di esercizio abusivo della professione (in quanto né la struttura aveva alcuna autorizzazione né le operatrici avevano regolari contratti di lavoro), abuso nella somministrazione di farmaci e carenza di procedure organizzative e gestionali. Per loro sono scattati gli arresti domiciliari.