Da uno studio britannico è emerso che l’infezione da Covid-19 provoca ai giovani gravi danni multiorgano. Dopo il contagio, anche a distanza di tanti mesi, possono insorgere diverse ripercussioni.
Significativi i risultati ottenuti da uno studio britannico. Come spiegato dalle penne del The Guardian, dallo studio Coverscan sarebbe emerso che i pazienti più giovani che sviluppano il Covid-19 possano avere disturbi che si protraggono più a lungo del tempo, anche gravi e fino a 4 mesi dopo l’infezione. Considerati come parte di una categoria a basso rischio, i cittadini più giovani (più di 60mila quelli inglesi presi a riferimento nella ricerca) risultano affetti da sintomi di lunga durata, che vanno dall’affaticamento alla mancanza di respiro, fino a un dolore diffuso e generalizzato. Eppure, avvertono gli esperti, le patologie possono diventare anche più severe.
Il Covid-19 provoca danni multiorgano
Lo studio Coverscan mira a valutare l’impatto a lungo termine del Covid-19 sulla salute degli organi in quegli individui ritenuti “a basso rischio” – quelli che sono relativamente giovani e senza grossi problemi di salute. Per ottenere i dati, sono stati presi a riferimento pazienti con sintomi in corso della malattia, monitorati attraverso una combinazione di Scansioni MRI, esami del sangue, misurazioni fisiche e questionari online.
Dallo studio è dunque emerso (anche se si tratta di dati preliminari) che quasi il 70% dei pazienti monitorati riporta danni a uno o più organi, inclusi cuore e polmoni. Il professor Amitava Banerjee, cardiologo e associato dello University College di Londra, ha confermato che circa il 25% dei pazienti ha subito danni multiorgano associati della malattia. “Si tratta di un dato interessante, perché abbiamo bisogno di sapere se [i problemi] permangono o migliorano – o se in un sottogruppo di persone potrebbero addrittura peggiorare”, ha sottolineato il professore.
Durante la ricerca è stato monitorato il decorso di 201 pazienti (età media 44 anni): di questi, 197 hanno affermato di soffrire di affaticamento, mentre 176 hanno lamentato dolori muscolari e 166 mal di testa. Ad alcuni pazienti, il danno al cuore o ai polmoni provocato dalla malattia di Covid-19 dava come disturbo la mancanza di respiro, mentre si è visto come i danni al fegato e al pancreas erano per lo più associati a disturbi gastrointestinali.
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Lo studio italiano conferma i risultati
Come riportato da Il Messaggero, a confermare i risultati dello studio Coverscan sono stati i dati ottenuti dai ricercatori dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, che hanno lavorato in collaborazione con il Dipartimento di malattie infettive dello University College. Il team di ricerca ha infatti riportato gli esiti di 22 autopsie effettuate sui pazienti deceduti con Covid-19, e di età media di 76 anni.
I pazienti sono tutti morti per insufficienza cardio-respiratoria, provocata da danni polmonari acuti, danni microvascolari o trombosi. Durante gli esami autoptici, però, gli esperti hanno rilevato diverse alterazioni anche a carico di altri organi, quali fegato, reni, milza e midollo osseo. Una parte dei pazienti (18, per l’esattezza) soffriva di patologie pregresse, mentre gli atri – di età media intorno ai 48 anni – non soffrivano di altri disturbi.
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In tutti i casi, comunque, i polmoni erano aumentati di volume, si mostravano congestionati e con ispessimento e versamento pleurico. Per quanto riguarda il cuore, anche in questo caso sono stati rilevati un incremento delle dimensioni e del peso, ma anche ipertrofia e dilatazione di atri e ventricoli. Il Covid-19 pare dunque compromettere la funzione cardiaca anche in quei soggetti ritenuti sani. In merito ai danni al fegato, invece, in tutti i casi sono state trovate lesioni epatiche – nei pazienti affetti da altre patologie, però, queste erano più pronunciate rispetto agli altri.